Un aiuto insperato contro il riscaldamento globale potrebbe venire dai funghi delle foreste boreali di Canada, Alaska, Siberia e Scandinavia. Lo afferma una ricerca condotta dall'Università della California a Irvine, pubblicata in un articolo della rivista Global Change Biology.
Secondo la ricerca, funghi svolgerebbero un ruolo equilibratore contro l'innalzamento delle temperature, purchè a queste corrisponda una diminuzione delle precipitaizioni e dell'umidità. Infatti quando il suolo di queste foreste si riscalda, i funghi che si alimentano del materiale secco delle piante morte producono meno biossido di carbonio di quelli che prosperano nel suolo più freddo e umido.
Si tratta di una sorpresa per i ricercatori, che si aspettavano che il suolo più caldo ne rilasciasse anzi quantitativi maggiori, dato che una temperatura bassa dovrebbe rallentare i processi con cui i funghi convertono il carbonio presente nel suolo in biossido di carbono.
La conoscenza del ciclo del carbonio delle foreste - e in particolare di quelle dell'emisfero boreale, che si stima contengano il 30 per cento circa di tutto il carbonio presente nel suolo del pianeta - è essenziale per le previsioni climatologiche.
"Nelle foreste boreali 'secche' non stiamo assistendo quindi a un circolo vizioso di riscaldamento, ma il contrario: l'attuale riscaldamento previene un ulteriore riscaldamento futuro”, ha detto Steven Allison, che ha diretto lo studio. All'inizio della bella stagione, a metà maggio, la temperatura dell'aria e del suolo era la stessa in tutte le strutture, ma dopo la loro chiusura, nelle serre la temperatura dell'aria è salita di 5° e quella del suolo di 1°.
Monitorando temperatura, umidità e livelli di biossido di carbonio, i ricercatori hanno scoperto che le serre calde producevano circa la metà del CO2 liberato nelle altre strutture.
L'analisi del suolo ha così rivelato che nel terreno delle serre era attiva circa la metà dei funghi che producevano il gas nelle strutture di controllo.