Oslo, 11 Febbraio 2001 - E' ricominciata la caccia al lupo nelle foreste della Norvegia. Secondo le autorità, grazie a un decennio di protezione, questi sono cresciuti di numero, raggiungendo i 120 individui, divisi in 12 branchi. La lobby degli allevatori conta non poco nella decisione, ma dietro ad essa si nasconde la lobby ancor più potente dei cacciatori, che non vogliono dividere la selvaggina, e in particolare i cervi, con il signore dei boschi.
Intanto gli ambientalisti si avventurano nei boschi gelati con gli sci e le slitte per fermare le doppiette, che invece viaggiano su motoslitte e elicotteri. Sembra una lotta impari, ma intanto nelle foreste, a 30 gradi sotto zero, spuntano le tendopoli ambientaliste. E si muove la diplomazia. La Svezia, paese con cui la Norvegia aveva firmato un trattato per la protezione del lupo, sostiene che l'apertura della caccia mette a rischio la sopravvivenza della specie in entrambi i paesi. Secondo Rasmus Hansson, responsabile del Wwf, i lupi si trovano prevalentemente in Svezia, ma la loro popolazione è ancora troppo ridotta per sostenere l'apertura della caccia. Mentre la minaccia per le pecore non verrebbe dai lupi ma dalle linci e da altri predatori.
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