E' un compromesso che ha portato segnali di pace nelle foreste della Tasmania, ma ha causato forti divisioni tra gli ambientalisti: l'accordo, che prevede una moratoria sull'abbattimento delle foreste di alto valore di conservazione. Ma a parte le 39 foreste chiave già individuate, la moratoria più ampia non è stata avviata, e il governo della Tasmanaia si è fin'ora rifiutato di dare istruzioni in tal senso all'agenzia forestale.


Di fornte al rifiuto del governo della Tasmania di avviare la moratoria, le associazioni ambientaliste che partecipavano al negoziato con l'industria, avevano minacciato di abbandonare la trattativa, la cui finalità era proprio proteggere le foreste naturali e rifornire l'industria cartaria dalle piantagioni. Un compromesso in extremis è stato ottenuto dal governo federale, che ha forzato i laburisti ad accettare la moratoria, e convinto gli ambientalisti a ridurre le proprie aspettative. In base al compromesso raggiunto, la moratoria sarà pienamente attiva tra sei mesi, a partire dal prossimo 11 settembre, mentre nel frattempo continueranno gli abbattimenti nelle foreste naturali per non privare l'industria di materia prima.
Ma tra gli ambientalisti cresce il sospetto che il governo e l'industria abbiano usato la pausa negoziale per di fare il fatto compiuto e firmare i contratti su nuove concessioni o rinnovare quelli già esistenti, condannando così all'abbattimento 550.000 ettari di foreste primarie e di alto valore di conservazione.

Le associazioni coinvolte nei colloqui - la Wilderness Society, Ambiente Tasmania e l'Australian Conservation Foundation - hanno accettato il compromesso, ma le altre hanno continuato a chiedere una moratoria immediata e completa.  The Still Wild Still Threatened e il Huon Valley Environment Centre hanno organizzato una veglia di fronte alla sede del governo, mentre i loro attivisti tentavano di fermare l'abbattimento degli alberi secolari in diverse foreste. Anche tra i verdi emergono posizioni differenziate.  Il leader dei verdi australiani Bob Brown si è opposto al compromesso, considerato "una violazione della fiducia del pubblico" e come una prova che alla fine dei conti è l'industria forestale a dettare le condizioni. Ma il leader dei verdi della Tasmania Nick McKim, ministro nel governo della provincia assieme ai laburisti, e considerato di posizioni moderate, non ha approvato la rottura.

 

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