Roma, 27 luglio 2004 - Attivisti di Greenpeace a cavallo di moto denominate giaguari" sono entrati in azione in Argentina, cercando di fermare i bulldozer che stanno distruggendo le foreste di Salta. Anche i "cyberattivisti" di tutto il mondo stanno chiamando l' ambasciata dell'Argentina del loro Paese per chiedere una moratoria alla distruzione delle foreste.
Le foreste vengono distrutte per coltivare la soia geneticamente modificata della Monsanto, impiegata per allevare maiali, pollame e bovini di Europa e Cina.
L'Argentina vuole incrementare le proprie coltivazioni di soia ed arrivare a 14 milioni di ettari:
per il 98% si tratta di soia transgenica, visto che questa pianta non potrebbe crescere naturalmente laddove si trovano queste importanti foreste tropicali argentine.
"Siamo qui per impedire che queste foreste vengano distrutte per farne un deserto di soia transgenica" ha commentato Emiliano Ezcurra, di Greenpeace Argentina. "Ogni ora in Argentina viene distrutta un'area di foresta grande quanto venti campi di calcio. Ecosistemi essenziali vengono distrutti, la gente perde la propria casa e il proprio sistema di vita".
Assieme, Yungas e Great Chaco rappresentano la seconda foresta dell'America Latina, dopo l'Amazzonia,. Si tratta di aree ricche si specie rare, come per esempio il giaguaro, che potrebbero a breve scomparire definitivamente dalla regione.
La foresta del Grande Chaco copre un milione di chilometri quadrati, estendendosi in Argentina, Paraguay, Bolivia e Brasile. La foresta di Yungas, conosciuta anche come foresta di montagna, si trova solo in Argentina, dove si estende per circa 70.000 chilometri quadrati.
L'Argentina è il primo esportatore mondiale di soia e per rispondere alla domanda del mercato internazionale si distruggono le originarie foreste: per ogni tre tonnellate di soia, se ne va un ettaro di terra. Lo stesso avviene anche in Paraguay, Bolivia e nel sud del Brasile.
In Argentina il boom della soia è iniziato nel 1996 quando la Monsanto ha introdotto nel paese le prime sementi geneticamente modificate, aprendo la strada a gravi problemi sociali e ambientali. La distruzione delle foreste di Yungas e Grande Chaco ai danni delle comunità locali e dei popoli indigeni. I "baroni della soia" pagano la polizia locale per minacciare la gente a lasciare la propria casa, facendo anche uso delle armi.
Ramòn Ferriera, che vive nella foresta del Grande Chaco afferma: "Ci costringono a lasciare la nostra terra, spesso con le armi in pugno. Arrivano con queste grandi macchine, abbattono tutti gli alberi, bruciano il resto e piantano la soia. Noi non vediamo alcun profitto da questa grande distruzione, ma perdiamo tutto quello che abbiamo."
"La gente viene affamata, mentre la loro terra è impiegata per coltivare la soia destinata a mucche, maiali e polli di Europa e Asia. Il governo argentino deve fermare la distruzione e garantire alla gente del luogo il diritto alla terra e alla vita" ha concluso Ezcurra.
Greenpeace resterà nell'area per diversi giorni. La protesta pacifica si opporrà alla distruzione delle foreste, mentre continuerà il lavoro di documentazione delle minacce e delle violenze ai danni della popolazione locale.