Roma, 19/05/05 - Greenpeace denuncia l'avanzare della deforestazione in Amazzonia.
Secondo i dati resi noti oggi dal governo brasiliano, il tasso di deforestazione per il periodo agosto 2003-agosto 2004 ha raggiunto i 26.130 chilometri quadri, equivalenti a 8.600 campi di calcio distrutti ogni giorno, il secondo record di deforestazione in Amazzonia nella storia.
Il piano, presentato a marzo 2004, aveva richiesto 7 mesi di elaborazione e il coinvolgimento di 13 ministeri.
Chiaramente il governo Lula non è riuscito a sviluppare un piano d'azione per proteggere l'Amazzonia" ha detto Paulo Adario, coordinatore della campagna Amazzonia di Greenpeace. "Nonostante le misure positive intraprese, come la creazione di 77.000 chilometri quadri di aree protette e la delimitazione di 55 terre indigene, il fatto che siano scomparsi in media ogni anno 23.000 chilometri quadri di foresta negli ultimi tre anni è semplicemente inaccettabile. E' una vergogna nazionale".
Nello stesso periodo, il governo Lula ha celebrato la rapida espansione nella produzione cerealicola e la leadership mondiale nell'esportazione di carne, per cui il ministro delle finanze, Antonio Palocci, ha dichiarato che l'agrobusiness è la maggiore industria del Paese.
Inoltre, quasi metà della deforestazione, il 48,1%, è stata registrata nel Mato Grosso, governato dal maggiore produttore singolo di soia al mondo, Maggi. Dei 12.576 chilometri quadri persi nello Stato, il taglio su 4.176 è stato autorizzato dal governo, mentre il resto è illegale.
Maggi non nasconde la sua opinione. In un'intervista al New York Times del 2003 disse: "Un aumento del 40% della deforestazione non significa nulla e io non mi sento minimamente colpevole di quello che stiamo facendo".
"Agrobusiness e taglio illegale sono due nodi cruciali della deforestazione. Il governo Lula si trova ora di fronte a questa contraddizione: combattere la deforestazione in Amazzonia o promuovere l'espansione dell'agrobusiness per pagare il debito estero brasiliano. Le misure da adottare subito sarebbero quelle di permettere la coltivazione di soia solo nelle aree già deforestate, combattere il taglio illegale e sviluppare effettivamente il piano d'azione già adottato" ha concluso Adario.