Il WWF denuncia la massiccia deregolamentazione del taglio dei boschi in Piemonte, che secondo l'associazione, sta portanti a una monetizzazione delle risorse naturali, a vantaggio di pochi individui e a spese della collettività. Con la Legge Regionale 12 agosto 2013 "Disposizioni collegate alla manovra finanziaria per l’anno 2013” la Regione Piemonte muove un attacco alle foreste attraverso una via senza precedenti: invece di attivare una gestione sostenibile delle foreste, come previsto dagli impegni sottoscritti dall’Italia fin dal 1999, la Regione procede ad elencare una serie di fattispecie di superfici boschive che vengono a perdere la caratteristica di bosco. In questo modo, se un bosco non è più considerato tale, perde automaticamente ogni tipo di tutela riservata ai boschi e può essere abbattuto. 

 Con un piccolo comma da aggiungere alla Legge regionale n.4/2009 sono stati esclusi dalla definizione di bosco i terrazzamenti e i nuclei abitativi abbandonati e rimboschiti da decenni, i rimboschimenti eseguiti con i fondi europei, le aree comprese nel paesaggio agrario e pastorale di interesse storico. Un colpo di bacchetta magica che riduce del 50% la superficie a bosco del Piemonte! 

 "Ma a chi giova questa Legge? - si chiede il WW - Sicuramente non all’ambiente e non alla sicurezza della popolazione". Infatti, moltissimi terrazzamenti sono stati realizzati proprio per stabilizzare i versanti, e la successiva colonizzazione da parte del bosco li ha resi ancora più efficaci contro frane e smottamenti. Quando queste aree saranno disboscate non ci sarà più alcuna copertura forestale a impedire alla pioggia battente di scavare il terreno instabile, e a frenare il ruscellamento, con conseguenze facilmente immaginabili. 

Che dire poi dei rimboschimenti di aree edificate e abbandonate? La legge non pone limiti di tempo, e allora un bosco che ha invaso una borgata abbandonata da due secoli non è più un bosco. E allora cos’è? La  legge non lo dice, ma il WWF teme che proprio per questo, la legge apra le porte al taglio indiscriminato.

Anche le aree "comprese nel paesaggio agrario e pastorale di interesse storico" sono aperte al taglio. Ma di queste aree non esiste un elenco, e l'interpretazione è assai vaga. 

Ma la cosa più inaccettabile secondo il WWF, è l’esclusione dalla definizione di "bosco" delle aree che sono state rimboschite con i contributi europei della Politica Agricola Comunitaria, che possono quindi essere abbattute liberamente, senza nemmeno darne comunicazione. Insomma, il contribuente paga i rimboschimenti e qualcun altro si porta via il legname.

Dietro la nuova legge spunta la caccia alle "biomasse", fortemente incentivate dall'Unione Europea come a basso impatto, un assunto contestato da numerosi scienziati.

Il bilancio del WWF è drastico: la nuova legge cambia lo status a circa la metà dei boschi della regioni, esponendoli alla motosega selvaggia.

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