Una diga nel cuore dell'Amazzonia. E un permesso illegale. E così in Brasile è di nuovo polemica. Il caso riguarda il progetto di costruzione della diga sul fiume Madeira, e il rilascio da parte delle autorità dei permessi per i lavori preliminari.
Si tratta di un progetto colossale, del valore di oltre 3,7 miliardi di dollari, e della potenza di 3.300 megawtt, volto a soddisfare una domanda di elettricità del Brasile, in crescita continua del 5% annuo.
Ma l'ubicazione della diga, in piena Amazzonia, lascia perplesse le associazioni ambientaliste. Ulteriori dubbi vengono dalla modalità con cui l'agenzia ambientale brasiliana Ibama ha risalsciato i permessi, senza avere tutte le carte previste, in seguito a forti pressioni da parte del governo. "Questa decisione dimostra che l'Ibama ha perduto il rigore nel rilascio dei permessi, e si è lasciata influenzare dalle pressioni governative - ha commentato Pedro Barra Neto, del Wwf - L'Ibama non dovrebbe rilasciare permessi senza neppure conoscere il possibile impatto ambientale"
Tra le carte mancanti ci sarebbe appunto la Valutazione d'Impatto Ambientale. O meglio, quel documento c'era, ma poi il consorzio Enersus, guidato dal gruppo francese Suez, ha spostato i lavori di oltre dodici chilometri più a valle rispetto al sito indicato sulle autorizzazioni. E non ha presentato un nuovo studio di impatto ambientale, nè l'Ibama ne ha richiesto la consegna. E' la prima volta che un progetto simile viene rilocato in un'altro sito (precedenti spostamenti non superavano qualche centinaio di metri) e rischia di rappresentare un grave precedente.
E non è finita qui. L'impresa ha dovuto sospendere lavori in seguito all'intervento della magistratura, fino a quando una nuova pressione governativa, ha mosso la Corte Federale, che ha annullato il procedimento.
Il caso però è lungi dall'essere chiuso. Alcuni avvocati ambientalisti hanno denunciato l'Ibama per il rilascio illegale della licenza per i lavori preliminari. Intanto le ruspe hanno iniziato a sbancare il terreno.