Cresce la protesta dei villaggi indonesiani in difesa delle foreste del paese. I 300 abitanti del villaggio Teluk Meranti hanno impedito alla polizia indonesiana di sgombrare il campo organizzato da Greenpeace per fermare la distruzione delle foreste pluviali. Teluk Meranti  si trova nella penisola di Kampar, nella parte occidentale dell'isola indonesiana di Sumatra, un'area ancora ricca di foreste palustri, che fanno gola ai grandi produttori di carta.

 

Nei giorni scorsi, la polizia indonesiana ha arrestato e fatto rispedito ai paesi di origine gli undici attivisti che avevano partecipato alla protesta contro le operazioni illegali del colosso indonesiano della carta Asia Pacific Resource International Holdings (APRIL). Oggi ha fermato sono stati fermati dalle forze di polizia un'attivista italiana, Chiara Campione e il il giornalista di "La Repubblica" e "L'Espresso", Raimondo Bultrini.

"Le autorità indonesiane hanno adottato la linea dura contro Greenpeace e contro gli abitanti della foresta, invece di agire contro i criminali che come la APRIL stanno distruggendo una foresta così preziosa per l'Indonesia e per il clima globale" ha commentato Bustar Maitar, di Greenpeace. Ma la polizia agisce agli ordini del governatore della Provincia di Riau, a sua volta indagato dalla commissione contro la corruzione, per aver rilasciato illegalmente i permessi di taglio alle grandi compagnie della carta e dell'olio di palma.

"Ci conforta la partecipazione popolare in difesa della foresta, che conferma come la gente qui in Indonesia tiene davvero alla protezione delle foreste" ha aggiunto Bustar Maitar, facendo notare come il Presidente indonesiano Yudhoyono si era impegnato a fermare le emissioni di carbonio che provengono dalla deforestazione, ma alle parole sono seguiti ben pochi fatti. Ben più efficiente sembra l'impegno nel far cessare le proteste.

Intanto anche gli abitanti di Kijang Kejo, sempre nella penisola di Kampar, protestano contro le piantagioni. DA giorni sono entrati in sciopero della fame contro la piantagione di palma da olio della PT Arindo Tri Sejahtera, che lo scorso giugno ha occupato le terre del villaggio e ucciso tre abitanti del villaggio.

La penisola di Kampar non ha pace. L'espansione delle piantagioni avanza tra concessioni illegali e violenze ai danni degli abitanti. Tre morti e 16 feriti è il bilancio dell'aggressione avvenuta lo scorso maggio ai danni degli abitanti del villaggio di Tangun, nella penisola di Kampar, un'area ricca di foreste torbiere, sul versante occidentale di Sumatra. Lo denuncia l'associazione ambientalista indonesiana Kabut: gli abitanti rifiutavano di lasciare i loro villaggi e le foreste che li circondano, per fare spazio ai bulldozer della PT Sumatera Silpa Lestari, una consociata del colosso cartario APRIL.

Poco meno di un anno fa gli elicotteri della polizia di Riau hanno dato alle fiamme 500 case nel villaggio di Suluk Bongkal, una autentica pioggia di fuoco, per fare posto a una piantagione illegale legata al gruppo Asia Pulp & Paper (APP). 70 abitanti del villaggio sono stati arrestati, e due bambini sono restati vittime delle violenze.
Simili conflitti sono stati riportati anche nella provincia di Jambi.

Le foreste palustri dell'Indonesia sono un immenso pozzo di carbonio, grazie a uno spesso strato di torba, accumulata negli ultimi 20 mila anni, custodiscono fino a 300 tonnellate di carbonio per ettaro.  Quando vengono abbattute e drenate per farne piantagioni, la torba si asciuga, entra in contatto con l’ossigeno, e si decompone,liberando il carbonio nel giro di pochi anni torna in atmosfera (o nel giro di pochi giorni, in caso di incendio).
Le emissioni provocate dalla distruzione delle foreste torbiere, fanno dell’Indonesia il terzo paese per emis- sioni di carbonio, dopo Stati Uniti e Cina.

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