Le piantagioni di pino e eucalipto stanno avanzando nel nord del Mozambico. Nella provincia di Niassa le terre delle comunità contadine sono divorate dalla monocoltura.
Cinque grandi aziende hanno ottenuto da parte del governo, concessioni cinquantennali su 250.000 ettari. 11.000 ettari sono stati già convertiti in piantagione e altri 100.000 ettari dovranno essere convertiti nel corso dei prossimi anni.


Gli incentivi all'espansione delle piantagioni si concentrano nella provincia di Niassa, la più lontana dalla capitale Maputo, e la più vasta e spopolata del paese, eppure ricca di terre fertili. Le sovvenzioni sono garantite dal governo svedese e dal Global Solidarity Forest Fund, promosso dalle Chiese svedesi e finlandesi.

Secondo il World Rainforest Movement, l'espansione delle piantagioni minaccia l'accesso alla comunità alle loro terre. Le imprese occupano terre in nei pressi delle strade, le stesse vicino ai villaggi.  Secondo le  comunità non sono d'accordo le terre occupate dalle imprese nono sono affatto marginali e degradate: è pratica tradizionale lasciare i terreni coltivati a riposo per alcuni anni dopo un ciclo agricolo, ma questo non significa che la comunità abbia abbandonato la terra. La piantagione di eucalipto e pino invece degrada sostanzialmente il suolo, un effetto pericoloso in un'area in cui l'80% popolazione vive di agricoltura.

Nel distretto di Lichinga e quartieri vicini, il Mozambico, Unione Nazionale dei Contadini (UNAC) -  membro di Vía Campesina - e la Lega dei Sindacati di Lichinga (UCA), mettono in guardia le comunità rurali sugli impatti negativi. In alternativa, propongono incentivi alla produzione alimentare comunitaria su piccola scala. I sindacati richiedono il rispetto della legge agraria del 1997 a favore della comunità, e temono che queste siano occupate preventivamente dalle grani aziende.

 

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