19 settembre 2008 -L'impatto delle piantagioni a monocoltura su larga scala sull'ambiente e sulle comunità locali sono documentati da tempo: il dissesto delle risorse idriche, il deterioramento dei corsi d'acqua, l'inquinamento delle falde acquifere e dell'atmosfera provocato da pesticidi e fertilizzanti, l'espulsione di intere comunità dalle proprio terre ancestrali, la violazione di diritti umani, ambientali e sociali, soprattutto ai danni delle donne, il deterioramento della diversità culturale, la diffusione della violenza, la perdita di biodiversità. 

Per queste ragioni diverse associazioni ambientaliste e dei popoli indigeni si apprestano a commemorare la Giornata contro le piantagioni a monocoltura.

Le piantagioni non sono foreste - ha commentato Sandy Gauntlett della  Pacific Indigenous Peoples Environment Coalition - L'unica cosa che hanno in comune è la presenza di alberi. Una piantagione è un sistema agricolo altamente uniforme, che solitamente sostituisce le foreste, ecosistemi ricchi di biodiversità. Malgrado ciò le grandi istituzioni come la FAO e la Banca Mondiale continuano a definire le piantagioni come foreste.

"Diffuse in tutto il mondo, soprattutto nelle aree un tempo coperte da foreste naturali, le piantagioni sono parte di un modello industriale - ha aggiunto Ricardo Carrere del World Rainforest Movement - Esse producono carta, legno, olio di palma, gomma o altro, tutte merci destinate ai mercati internazionali. Ai paesi produttori e alle comunità locali non resta che il degrado dell'ambiente e la crescita della povertà. In questo modo i paesi ricchi incamerano i profitti e esternalizzano i costi, tra cui quelli ambientali".

Le comunità di Malesia, Indonesia e Papua Nuova Guinea tentano invano di arrestare la progressiva espansione delle piantagioni di palma da olio. In Nigeria, Camerun, Liberia, Swaziland e Sud Africa avanzano le piantagioni di gomma, legno da cellulosa e palma da olio. In  Brasile, Argentina, Cile, Ecuador e Uruguay si espandono i deserti verdi di eucalipto e pino, mentre Colombia e Venezuela vede di nuovo l'espansione della palma da olio.

"Le piantagioni prendono il posto di foreste naturali o dell'agricoltura dedicata a sfamare la gente del luogo. In questo modo la sovranità alimentare  è minacciata assieme all'ambiente" ha concluso Isaac Rojas di Friends of the Earth.

Anche la nuova proposta di proteggere le foreste per stabilizzare il clima globale, affermatasi nell'ambito della convenzione di Kyoto (Reduced Emissions from Deforestation in Developing Countries - REDD) , rischia di divenire un boomerang, in quanto include tra le "foreste" sovvenzionabili anche le piantagioni.

 

 

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