"Dieci milioni di nuovi posti di lavoro" investendo nelle piantagioni. E' la proposta della Fao per creare occupazione abbandendo le emissioni di carbonio. Ma è davvero così? Le piantagioni proteggeranno le foreste naturali dalla distruzione, e il carbonio da esse custodito? 
Purtroppo l'idea che le piantagioni preservino le foreste dalla distruzione è un mito. La stessa Banca Mondiale ha dovuto ammettere che "le piantagioni non hanno alcun riconoscibile impatto nella riduzione delle piantagioni. Il Centro Internazionale per la Ricerca Forestale (CIFOR) conferma: "ci sono ben poche prove circa la capacità delle piantagioni di legno nell'alleviare in qualche modo la pressione sulle foreste naturali". 
In realtà avviene il contrario: le piantagioni sono uno dei motori della deforestazione, come nel caso di Brasile e Indonesia.
La stessa Fao ammette che la distruzione delle foreste procede al ritmo allarmante di 13 milioni di ettari l'anno, ossia non accenna a calare. E questo avviene anche a causa dell'espansione delle piantagioni. 
 Nell'isola di Sumatra due grandi imprese cartarie hanno immesso in atmosfera immense quantità di carbonio, abbattendo le foreste umide e drenando la torba su cui crescevano. Oggi l'Indonesia non solo detiene il record mondiale della deforestazione, ma è divenuto il quarto paese per emissioni di carbonio. Paradossalmente, uno dei due attori di questo processo, la multinazionale della carta APRIL, ha richiesto finanziamenti per il sequestro di carbonio.
"Forests in a changing world" è il tema della Settimana mondiale delle foreste, che si terrà fino al 24 Marzo a Roma in occasione della riunione del Comitato foreste della Fao che discuterà di gestione sostenibile delle foreste e presenterà il rapporto "Stato Mondiale delle Foreste 2009".

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