Per anni gli ambientalisti hanno messo in guardia contro gli effetti della Transoceanica, la mitica  strada che con i suoi 2.586 chilometri avrebbe unito Ceano Atlantico e Oceano Pacifico, passando attraverso la foresta amazzonica passando per gli stati brasiliani di Acre e Rondonia e quelli peruviani di Porti do Ilo, Matarani e San Juan d Marcona. La strada, spiegavano, avrebbe portato nuove ondate di espansione economica, a danno della foresta amazzonica. Ora il governo peruviano, in accordo con quello brasiliano, si è deciso ad affondare la Transoceanica (in senso letterale) non per salvare la foresta, ma per sommergerla in un mare di acqua. La Centrale Idroelettrica di Inambari infatti affogherà allo stesso tempo la foresta, la Transoceanica, nonché le case di migliaia di indios e contadini peruviani, sotto 26.500 milioni di metri di acqua. Sott'acqua finiranno anche i villaggi di Loromayo, Chaspa Bajo, Chaspa Loromayo, Lechemayo piccolo, Lechemayo grande , Salimayo, Carmen, Cuesta Blanca, Yahuamayo, Challhuamayo e Puerto Manoa, e un'area grande quanto 410 chilometri quadrati.

La centrale, di 2.000 megawat di potenza, esporterà elettricità verso il Brasile.
Ora contro il progetto idroelettrico si schiera l'architetto Sonia Molina Cábala, presidente della SOCIT (Sociedad Civil por la Construcción de la Carretera Transoceánica) ha scoperto un cuore verde, e denuncia "le gravi conseguenze incalcolabili per la provincia de Carabaya, e l'ecosistema della Zona Nord, in particolare per il Parco Ecologico Bahuaja Sonene e per i dipartimenti di Cusco e di Madre de Dios. Senza ovviemente il necessario consenso della popolazione coinvolta.

Nel frattempo, i governi del Perú e del Brasile hanno concordato ben sette  progetti energetici nel cuore dell'Amazzonia. Ma i contadini di della regione non ci stanno, e hanno iniziato a protestare. Riusciranno a salvare la foresta?


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