I 34 prigionieri Mapuche in sciopero della fame in Cile hanno posto fine alla loro protesta, dopo aver raggiunto un accordo con il governo cileno. Lo fa sapere Survival, aggiungendo che dieci indigeni hanno tuttavia deciso di continuare lo sciopero.
Durato 82 giorni, lo sciopero, era iniziato per protestare contro l'utilizzo da parte del governo cileno della severa normativa anti-terrorismo contro le proteste degli indigeni Mapuche in difesa della loro terra ancestrale. In base all'accordo, gli indigeni saranno processati secondo la normale procedura del diritto penale.


Mons. Ricardo Ezzati, che ha moderato il dialogo tra le parti, ha dichiarato: "Il Governo ha avviato riforme giuridiche volte a modificare la cosiddetta legge anti-terrorismo e l'atto (che permette) ai tribunali militari di giudicare i civili".
Oltre 100 attivisti mapuche sono attualmente detenuti nelle carceri cilene in attesa di processo per reato contro il patrimonio. Gli indigeni avevano occupato terre ancestrali che erano state loro sottratte. Molti di loro si erano opposti alla decisione del governo di svendere le loro terra a imprese forestali boschive e a latifondisti senza il previo consenso delle comunità indigene.

 

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