24 ottobre 2004 - Il governo brasiliano continua a ritardare la ratifica dei confini dell'area indigena Raposa-Serra do Sol, nel nord del Brasile, con conseguenze disastrose per i 12.000 Indiani che vi abitano da tempo immemorabile. Agricoltori e minatori hanno invaso la zona illegalmente e la usano per allevarvi bestiame, coltivarvi riso ed estrarre oro.
L'esercito ha anche costruito una caserma proprio accanto ad una comunità indiana.
Sul governo confluiscono enormi pressioni da parte di politici e aziende locali che mirano a far ridurre l'area indigena di un quarto.
Queste forze cercano di mantenere il controllo dell'area per i propri profitti e sono addirittura riuscite a far emettere dal tribunale un'ingiunzione a loro favore. La sentenza è stata ribaltata dalla Corte Suprema nel novembre scorso, ma nonostante il ministro della giustizia abbia ordinato il riconoscimento della terra indiana molto tempo fa, nel dicembre 1998, il presidente non ha ancora compiuto l'ultimo passo necessario, ovvero la ratifica della "demarcazione".

Al presidente viene ora sollecitata una decisione definitiva e diventa di vitale importanza che sia informato delle tragiche conseguenze che una risoluzione sfavorevole alla causa indigena potrebbe avere su tutti gli Indiani di Raposa-Serra do Sol. L'area, infatti, che misura quasi 1,7 milioni di ettari, si trova nello stato di Roraima, nell'estremo nord del Brasile, ed è abitata da molte tribù: i Makuxi, i Wapixana, gli Ingarikó, i Taurepang e i Patamona. Insieme, questi Indiani stanno lottando per i loro diritti territoriali da oltre trent'anni.

I Makuxi vengono frequentemente minacciati e intimiditi. Negli ultimi anni sono stati uccisi almeno 12 Indiani, mentre molti altri hanno subito il furto o la distruzione delle loro proprietà. Di molti episodi di violenza non si hanno notizie certe ma nel gennaio scorso è sicuramente stato assassinato il Makuxi Aldo da Silva Matos. Aveva le
mani alzate quando, presumibilmente, due braccianti gli hanno sparato, uccidendolo. 

I fertilizzanti chimici utilizzati dai coltivatori di riso stanno compromettendo il terreno e i fiumi, stanno avvelenando gli uccelli e i pesci da cui gli Indiani dipendono, e hanno già contaminato l'acqua potabile. Sul fiume Máu i minatori utilizzano le draghe mentre il mercurio a cui essi ricorrono per separare l'oro continua ad alzare i già allarmanti livelli della contaminazione. 

I minatori e i soldati della caserma di Uiramutã, alle porte del territorio makuxi, distribuiscono grandi quantitativi di alcool e stanno diffondendo malattie. In cambio di rapporti sessuali offrono agli Indiani da bere o regalano loro oggetti di basso costo. Tragica conseguenza sarà anche la rapida diffusione delle malattie a trasmissione sessuale.

L'agricoltura e l'allevamento hanno un effetto devastante sulle possibilità di sussistenza degli Indiani. Le numerose tribù di Raposa vivono infatti di caccia e pesca ma gli animali stentano a sopravvivere all'invasione e all'inquinamento. Gli Indiani coltivano anche ortaggi e legumi, principalmente la manioca e il granturco. Alcuni allevano bestiame su piccola scala e altri dirigono con molto successo progetti autogestiti didattici e sanitari. Raposa-Serra do Sol è un territorio di grande bellezza e varietà, con montagne, praterie ma anche foreste rigogliose attraversate da numerosi affluenti del Rio delle Amazzoni.

L'organizzazione indiana locale, il Consiglio Indigeno di Roraima (CIR), si è rivolta a Survival chiedendo a tutti i suoi sostenitori di scrivere al presidente del Brasile con la massima urgenza. Jacir José de Souza, leader del CIR, ci ha detto: "Noi popoli indigeni stiamo lavorando per questo momento [la demarcazione ndt] da molti più anni di quanti Lula ne abbia spesi per correre alla presidenza. Adesso lui è lì, e per lui è giunto il momento di sostenere i popoli indigeni di Raposa-Serra do Sol ratificando i nostri diritti sulla nostra terra."
 
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