Un mese fa era toccato a Pualino Guajajara, capo pattuglia dei "Guardiani della Foresta". Sorpreso con suo cugino da un gruppo di tagliaboschi illegali è stato fatto fuori con due colpi al petto. Ieri è stata la volta di altri due membri della tribù: un’auto di colore bianca è passata sulla BR-226, l’arteria che taglia in due l’Amazzonia brasiliana, ha rallentato davanti al gruppo di indigeni che stava rientrando da una riunione sul tema della sicurezza e ha esploso numerosi colpi di arma da fuoco. Raimundo e Firmino Guajajara sono morti, altri due sono rimasti gravemente feriti. 


L’agguato è avvenuto attorno alle 12:30, tra i villaggi di Boa Vista e El Betel, 506 chilometri a sud di São Luis, la capitale dello Stato di Maranhão. E’ l’ennesimo attentato nei confronti di questa vasta tribù indigena presa di mira per il suo impegno per la difesa delle aree protette e la battaglia contro l'esercito di garimpeiros che appicca gli incendi nella foresta pluviale. La sparatoria e il duplice omicidio hanno subito attirato decine di indigeni accorsi da tutta la zona. Si sono riversati sulla strada, hanno gridato la loro rabbia, pianto le nuove vittime, soccorso i feriti che, colpiti a braccia e gambe, rischiavano di morire dissanguati. 

“Ci stanno ammazzando tutti” ha dichiarato Magno Guajajara, portavoce della tribù.

Sônia Guajajara, già candidata a vice presidente dello Stato con il Psol, presente in questi giorni a Madrid per il vertice sul clima, ha denunciato l’escalation di violenza e di aggressioni nei confronti degli indigeni che vivono in quel territorio. “Altri due fratelli Guajajaras sono stati assassinati a Maranhão. Niente più vittime, non vogliamo più martiri, vogliamo voci dal vivo”, ha postato su Twitter.

Amnesty International ha condannato l’attacco e ha chiesto “immediati chiarimenti sulle circostanze di queste morti e sulla realizzazioni dei diritti umani delle popolazioni indigene”.

A parte un tweet del ministro della Giutizia, colpisce il silenzio del governo. Il presidente Bolsonaro ha sempre evitato commenti di condanna. La sua posizione sull’Amazzonia è nota: appartiene al Brasile che ne farà l’uso che riterrà più opportuno. Stesso giudizio nei confronti degli indigeni: non confermerà i confini dei loro territori. Sono ricchissimi di materie prime e vanno sfruttati, quindi aperti alle multinazionali e ai privati. Anche a costo di qualche vittima che si ostina a difendere foreste e terre da sempre appartenute ai loro avi e a loro affidate dalla Costituzione. I nemici non sono i sicari al soldo di chi vuole quelle aree ma le ong e le associazioni a difesa delle tribù “che vogliono mantenere isolati gli indigeni”.

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