E' passato un anno da quando i Penan, gli indigeni del Sarawak, hanno denunciato il sistematico uso della violenza sessuale ai danni di ragazze e bambine da parte del personale delle compagnie del legno.
Le compagnie, che già occupano le foreste ancestrali di questo popolo, grazie a legami personali con il premier del Sarawak, hanno considerato le donne Penan come una sorta di proprietà privata, ceduta loro assieme alla foresta. Nel settembre 2008 diversi attivisti hanno denunciato le violenze, ma polizia e governo si sono rifiutati di avviare le investigazioni.

 

Solo il locale Ministero della Donna e della Famiglia ha istituito una commissione di inchiesta, il cui rapporto è stato ora reso pubblico, malgrado sia stato a lungo bloccato da pressioni politiche.
Malgrado ciò la polizia criminale sostiene che non vi siano sufficienti elementi per aprire un'indagine. La polizia del Sarawak è conosciuta dai Penan per i metodi brutali e per le strette relazioni con le compagnie del legno, e i Penan sono terrorizzati all'idea di recarsi da soli nel suo quartier generale. Per questo la commissione di inchiesta aveva richiesto alla polizia di organizzare un interrogatorio dei teste in un luogo neutro, e in presenza di testimoni esterni e di rappresentanti delle associazioni, ma la polizia ha respinto la richiesta.


Secondo l’inchiesta divulgata dalla fondazione Bruno Manser, le donne vengono rapite e costrette a passare la notte negli accampamenti delle compagnie del legno, pratica resa facile dal fatto che il trasporto pubblico della regione è stato affidato dal governo alle compagnie del legno. Recarsi a scuola, per le ragazze Penan, comporta il rischio di subire violenza.

Intanto il partito di opposizione del Sarawak, Democratic Action Party , ha chiesto le dimissioni "per incompetenza" del vice primo ministro Alfred Jabu. Questi ha risposto asserendo che il dossier della commissione d'inchiesta è stato inquinato da NGO negative (ma successivamente ha ammesso di non averlo neppure letto).

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