Il popolo Indios amazzonico dei Kayapó ha non ci sta, e ha dato il via a una nuova ondata di proteste contro un gigantesco progetto idroelettrico in via di realizzazione sullo Xingu, uno dei principali fiumi dell'Amazzonia.
Ed è così che la comunità di Piaraçu. I Kayapó non si sono fatti scrupolo di invitare il Ministero alle Miniere e all'Energia, Edison Lobão, lamentando di non essere neppure stati informati, come prevede la Convenzione per i diritti indigeni, sul reale impatto che il progetto avrà sulle loro terre.


La diga infatti devierà più dell'80% della portata del fiume Xingu, con un pesante impatto sulla sua fauna ittica e l'ecosistema della foresta per almeno 100 chilometri di rive abitate da popoli indigeni.
I Kayapó sono furiosi con il Ministro alle Miniere e all'Energia, che recentemente avrebbe affermato come le "forze demoniache" stiano cercando di impedire la realizzazione delle grandi dighe idroelettriche del Brasile. "Queste parole sono abiette e offensive nei confronti nostri e di tutti coloro che difendono la natura" ha commentato il leader Kayapó Megaron Txucarramae.

Belo Monte è una delle più grandi infrastrutture previste dal "Programma di crescita accelerata" varato dal governo. Già nel 1989 i Kayapó avevano organizzato una massiccia protesta contro la costruzione di una serie di dighe sullo Xingu. All'epoca riuscirono a fermare i finanziamenti della Banca Mondiale e a far accantonare il progetto. Un anno fa, erano stati gli Enawene Nawe a fermare i lavori, invadendo il cantiere della diga sul fiume Juruena.
Survival ha inoltrato formali proteste al governo. La progettata di diga di Santo Antônio sommergerà inoltre la foresta in cui vivono almeno 5 gruppi di popoli non ancora. La diga fa parte di un progetto più ampio che prevede la costruzione di una serie di impianti sul fiume Madeira. Si stima che uno di questi popoli isolati viva ad appena 14 km di distanza dalla diga principale.

In una lettera indirizzata al Presidente Lula, i Kayapó spiegano chiaramente la loro posizione: "Noi non vogliamo che questa diga distrugga gli ecosistemi e la biodiversità che abbiamo curato per millenni e che possiamo continuare a preservare. Signor Presidente, la nostra preghiera è quella che vengano condotti studi adeguati e che venga aperto un dialogo con i popoli indigeni su quello che è lo scrigno ecologico dei nostri antenati... Vogliamo partecipare a questo processo senza essere considerati demoni impegnati a impedire il progresso della nazione".

 

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