Sbiadiscono i colori e diventano più rade le chiome degli alberi delle foreste italiane, soprattutto per colpa di smog e caldo. Ma, più in generale, a far ammalare le piante ci pensano i cambiamenti climatici. L’allarme per la situazione preoccupante dei nostri boschi viene dai risultati del progetto di respiro europeo Life+ Futmon (Further development and implementation of an Eu-level forest monitoring system), presentato a Roma, co-finanziato dalla Commissione Europea con 35 milioni per il biennio 2009-2010, a cui l’Italia partecipa con il Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con il CNR e il Consiglio per la ricerca in agricoltura.
Secondo lo studio – che ha l’obiettivo di creare una rete di monitoraggio a lungo termine sullo stato di salute delle foreste europee – viene perduto "oltre il 30% delle foglie", mentre i colori si sbiadiscono di "quasi il 10 per cento". I segnali di allarme riguardanooltre un terzo degli ecosistemi forestali, colpiti da agenti biotici, come a parassiti, funghi, insetti e batteri. Una buona parte della responsabilità, secondo lo studio, è riconducibile ai cambiamenti climatici e all’inquinamento atmosferico.
I principali fattori del degrado degli ecosistemi forestali europei sono lo smog, l'ozono, le polveri sottili e il caldo. E anche se negli ultimi due anni non si è registrato stato un peggioramento, i polmoni verdi continuano ad essere colpiti da ossidi di azoto e ozono, prodotti rispettivamente dai motori a scoppio e dalle attività industriali- L'ozono invece diventa nocivo, insieme al pulviscolo atmosferico soprattutto nelle le calde giornate estive, provocando notevoli danni e colpendo le specie più sensibili.
Nel nostro Paese – in base ai recenti dati dell’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio – ci sono circa 12 miliardi di alberi (pari a 200 piante e quasi 1.500 metri quadrati di bosco per ogni italiano) distribuiti su 10,5 milioni di ettari di superficie, per un volume di 1,2 miliardi di metri cubi di legno e una biomassa di oltre 870 milioni di tonnellate. Un patrimonio consentono di immagazzinare in questi serbatoi naturali circa 435 milioni di tonnellate di carbonio, per un risparmio economico di emissioni di gas serra pari a un miliardo di euro, rispetto agli impegni del protocollo di Kyoto.
Il faggio è l’albero più diffuso in Italia, con oltre un miliardo di esemplari soprattutto negli gli Appennini; Liguria e Trentino sono le regioni col più alto tasso di boscosità (60% del territorio), Toscana e Sardegna quelle con la superficie più estesa di boschi. La maggior parte dei boschi (68%) è composta da latifoglie, mentre il 64% delle superfici sono di proprietà privata, mentre il 28,5% dei boschi fa parte di aree naturali protette.