Un rapporto del governo britannico spiega come ridurre la deforestazione sia indispensabile ed economicamente conveniente per tagliare le emissioni. Le foreste vanno finanziate e incluse nel carbon market. Gli ambientalisti: giusto, ma non diventi una scusa per non agire su altri fronti.
A ricordare l’importanza delle foreste per la lotta all'effetto serra è arrivato un rapporto commissionato dal governo britannico: ‘Climate Change: Financing Global Forests’. La deforestazione, vi si legge, è responsabile del 17% delle emissioni globali: la terza causa dell’aumento della CO2 in atmosfera dopo il settore elettrico e l’industria. "Senza agire sulla deforestazione evitare gli effetti peggiori del riscaldamento globale sarà impossibile e si avrebbero danni aggiuntivi per quasi un miliardo di miliardi, all’anno entro il 2100" dichiara Johan Eliasch, l’analista che ha curato lo studio.

Ridurre le emissioni da deforestazione, raccomanda il rapporto, deve essere uno dei punti del futuro accordo di Copenaghen per il post 2012: nel lungo termine, il settore forestale dovrà essere incluso nel mercato globale delle emissioni. Secondo il rapporto, per combattere il riscaldamento globale è essenziale dimezzare la deforestazione entro il 2020 ed entro il 2030 rendere il settore carbon neutral. Per iniziare a farlo servirebbe subito un fondo internazionale da 4 miliardi di dollari stanziati in 5 anni a favore delle 40 nazioni con foreste da proteggere, oltre ad un sistema di mercato che dia un valore in termini di emissioni evitate ad ogni albero non abbattuto.

Una analisi condivisa da alcune delle maggiori associazioni ambientaliste, come Wwf e Greenpeace, ma accolta con scetticismo dalle associazioni che rappresentano i popoli indigeni. Il traffico dei crediti di carbonio, ossia il permesso di emettere carbonio nei paesi sviluppati a fronte dell'acquisto di aree protette nei paesi in Via di Sviluppo crea nuove minacce per le popolazioni indigene: il crescere del valore delle foreste che abitano attira nuove ondate di investitori e avventurieri, e minaccia i diritti indigeni sulle proprio terre. Tra i progetti di riduzione delle emissioni non vi sono solo iniziative di conservazione, ma anche piantagioni estensive di specie aliene a scopi produttivi (legno e carta), che spesso , dopo aver espulso le popolazioni locali, provocano molti danni al suolo, alla stabilità del clima. 
Insomma, questa proposta rischia di divenire un boomerang, in quanto include tra le "foreste" sovvenzionabili anche le piantagioni.
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