Il vertice G8 non sarà un trampolino verso l'accordo sul clima di Copenhagen. La sua capacità di leadership strategica è affondata tra impegni al ribasso, attese reciproche e preparazione inconsistente.
L'impegno a contenere il clima globale entro un aumento di due gradi è una dichiarazione piena d'aria. Anche sulla protezione delle foreste non sono stati fatti passi avanti, malgrado Amazzonia, Indonesia e Congo siano autentiche casseforti di carbonio, e la deforestazione provochi l'immissione in atmosfera del 17-20 per cento dei gas a effetto serra su scala planetaria.
L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn), aveva richiesto ai capi di Stato di rispettare gli impegni assunti con la Carta di Siracusa, adottata lo scorso aprile, che evidenzia il ruolo fondamentale della biodiversità e degli ecosistemi nell'adattamento ai cambiamenti climatici e nella mitigazione. Punto centrale, indicazioni sulla proposta emersa nel 2007 dal vertice Onu di Bali, un pacchetto di misure per fermare subito la deforestazione, il cosiddetto processo REDD (Reducing Emissions from Deforestation and forest Degradation): assicurare il rispetto della biodiversità e dei diritti dei popoli indigeni e reperire i fondi necessari. Ma nessun passo avanti è stato fatto in questa direzione. Un altro buco nell'acqua. Intanto l'Iucn denuncia l'avvio di una nuova corsa alla terra, ai danni delle foreste africane, della biodiversità che ospitano e delle comunità locali, da parte di imprese europee, statunitensi o asiatiche, interessate all'espansione delle piantagioni di olio di palma per la produzione di biocarburanti. Insomma, le foreste e il clima sono ancor più minacciati.
Dal G8 non sono arrivate risposte. Dalle rovine della città terremotata, il leader del G8 sembrano osservare passivamente le catastrofi annunciate dalla loro stessa inattività. I roboanti impegni per il 2050 non saranno materialmente realizzabili senza impegni di medio periodo, per il 2015, o al massimo per il 2020. Rimandare il problema a quando sarà troppo tardi non è una soluzione, e mostra come ormai il G8 è sempre più l'ombra di sé stesso: una scatola vuota.