Questa mattina un gruppo di attivisti Greenpeace ha individuato e marcato un carico di legname liberiano a bordo della nave Mentor, proveniente dal porto di Harper, uno dei terminal del legno della Liberia. Un gruppo di attivisti è salito sui tronchi, apponendo la targhetta tronco di guerra" e degli enormi francobolli con il timbro "al mittente" e srotolando lo striscione "Salviamo le foreste primarie". Non è la prima volta che Greenpeace interviene nel porto di Salerno contro l'importazione di legname che proviene dalla distruzione delle foreste dell'Africa centrale. Lo scorso anno sono state condotte in porto due azioni di protesta, di cui una con la nave "Rainbow Warrior", nella quale due attivisti si sono arrampicati e incatenati sul pontone di una nave carica di legname bloccandola in porto per quattro giorni.
Le indagini di Greenpeace hanno portato alla luce il legame sempre più stretto tra importazioni italiane, guerra e distruzione delle foreste. Lo scorso 6 maggio il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha sancito un divieto di importazione del legno liberiano, in quanto il settore forestale è direttamente coinvolto nel traffico di armi che alimenta la cruenta guerra civile in Africa occidentale. Il divieto di importazione entrerà in vigore a partire dal prossimo 7 luglio.
Il carico in questione appartiene alla compagnia del legno liberiana Mariland Wood Processing Industries (MWPI). Secondo l'organizzazione non governativa "Global Witness", questa compagnia sarebbe direttamente coinvolta in aspetti logistici del traffico di armi e avrebbe giocato un ruolo chiave nelle importazioni di armi attraverso il porto di Harper, controllato direttamente da loro, nei mesi passati avrebbe poi importato armi destinate alle milizie filoliberiane della Costa d'Avorio. Ma c'è di più: la nave ha lasciato il porto dopo l'annuncio del bando da parte dell'ONU. E' chiaro l'intento di far affluire quanto più legname prima dell'entrata in vigore del bando. Ma chi acquista questi tronchi sa già di essere complice di un traffico che alimenta la cruenta guerra in corso.
"Ci sono degli elementi davvero preoccupanti ha commentato Sergio Baffoni, di Greenpeace - I tronchi potrebbero essere stati caricati dopo che il porto liberiano di Harper lo scorso 16 maggio è passato sotto il controllo delle milizie ribelli. In questo caso, sotto quale autorità sono stati esportati i tronchi? Possibile che venga scaricato e venduto nei porti italiani come nulla fosse?" Greenpeace ha informato le autorità di dogana affinché svolgano indagini, ed ha chiesto al governo di anticipare il bando dell'ONU emanando una legge severa contro questo commercio. I tronchi liberiani devono essere rispediti al mittente: alle soglie del semestre europeo, l'Italia non può guidare il piano di azione comunitario contro il legno illegale mentre importa tronchi legati a conflitti armati.
Greenpeace chiede inoltre alla Federazione nazionale degli Importatori, Fedecomlegno, di individuare ed espellere dalla propria federazione gli eventuali acquirenti di legno liberiano in arrivo in questo periodo. Già nell'aprile del 2002 Greenpeace e Fedecomlegno avevano sottoscritto un impegno comune in cui fra l'altro la federazione si impegnava a contrastare l'arrivo in Italia di legname legato a conflitti armati. Malgrado il serio impegno da parte di alcuni operatori, il legname liberiano non ha mai cessato di arrivare in Italia.