Questa mattina un gruppo di Greenpeace nel corso di una investigazione al porto di Ravenna ha rinvenuto una partita di tronchi della compagnia liberiana Mariland Wood Processing Industries (MWPI), una compagnia del legno indicata fin dal '91 dai rapporti degli esperti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU come coinvolta nel finanziamento del traffico clandestino di armi.
Gli attivisti hanno marcato con le targhette TRONCO DI GUERRA" il legname rinvenuto, e hanno segnalato il caso alle autorità , dopo aver svolto investigazioni per individuare gli acquirenti dei tronchi.
Nell'aprile del 2002 Greenpeace aveva informato la Federazione nazionale degli Importatori della presenza di questo legno sul mercato italiano, già segnalato proprio a Ravenna. Tale organismo si era quindi impegnato a
contrastare l'arrivo in Italia di legname legato a conflitti armati. Malgrado il serio impegno da parte di alcuni operatori, il legname liberiano non ha mai cessato di arrivare in Italia.
Oggi la organizzazione non governativa Global Witness rilascia un rapporto sul legame fra settore del legno e traffico di armi in Liberia, nel quale riporta nuove evidenze del crescente coinvolgimento della MWPI nella
traffico di armi che alimenta la guerra civile in corso in Costa d'Avorio.
Il rapporto The Usual Suspects rivela il ruolo giocato da Abbas Fawaz, il presidente e massimo investitore della MWPI, nelle importazioni di armi attraverso il porto di Harper, controllato direttamente dalla compagnia. Nei mesi passati Fawaz ha importato armi destinate alle milizie filoliberiane della Costa d'Avorio.
"Compagnie come la MWPI illustrano con chiarezza lo stretto legame tra guerre, conflitti per il controllo delle risorse e distruzione dell'ambiente. Un paese come l'Italia, che si dichiara in prima linea nella lotta al terrorismo internazionale e alla destabilizzazione, continua allo stesso tempo ad acquistare il legno che secondo gli esperti dell'ONU finanzia la guerre civili in Africa Occidentale, in un flusso di denaro che vede coinvolta la criminalità e il terrorismo in attività di traffico illegale di armi. Il mercato e le istituzioni continuano ad ignorare le denunce del Consiglio di Sicurezza dell'ONU sul coinvolgimento del settore del legname in Liberia nei conflitti in Africa Occidentale." ha dichiarato Sergio Baffoni, responsabile della campagna foreste di Greenpeace.
"E' tempo che anche il governo stabilisca un sistema vincolante che consenta la tracciabilità di tutti i prodotti in legno, dalla singola unità di gestione forestale fino al banco di vendita. L'Italia a breve si troverà a guidare il piano europeo di lotta al legno illegale, mentre continua ad importare grandi quantità di legno proveniente dalla distruzione delle foreste primarie, legato a conflitti armati o all'illegalità" -ha continuato Sergio Baffoni- "Un primo passo necessario è bloccare le importazioni di legname dalla Liberia e richiedere il divieto internazionale sul legno liberiano come quello già in vigore sulle armi e sui diamanti".
Greenpeace chiede alle imprese di cessare immediatamente di acquistare prodotti in legno provenienti da imprese coinvolte in attività illegali (taglio illegale, traffico di armi, corruzione, lavoro forzato ecc.) e
trasferire progressivamente tutti gli acquisti in legno verso prodotti provenienti da foreste certificate indipendentemente dal punto di vista ecologico e sociale, secondo i principi FSC (2) o equivalenti.
NOTE:
(1) Report of the Panel of Experts appointed pursuant to UN Security Council
Resolution 1306 (2000), Paragrafo 19, sulla Sierra Leone. dicembre 2000
(2) il Forest Stewardship Council (FSC) è lo standard di certificazione
internazionale al momento più attendibile