Attivisti di Greenpeace si sono incatenati questa mattina ai cancelli dell'ambasciata della Malesia a Bangkok, dove è in corso la riunione annuale della Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie in pericolo), chiedendo che il governo prenda una ferma posizione contro il traffico di ramino, una specie tagliata e commercializzata illegalmente. Un orango gonfiabile gigante mostrava il cartello Malesia, non rubare la mia foresta".

"La Malesia sta chiudendo un occhio sul commercio di questa specie le cui foreste costituiscono la casa degli oranghi e della tigre di Sumatra in via d'estinzione. L'unico modo per salvare queste foreste è inserie il ramino nell'Appendice II della Cites" afferma Sergio Baffoni, responsabile foreste di Greenpeace. "Solo l'appendice due, infatti, è in grado di assicurare
controlli efficaci alle frontiere".

Indagini condotte da Greenpeace e dall'associazione "Telapak" rivelano infatti che la Malesia non sta facendo nulla per fermare l'arrivo nei suoi porti di legname di ramino tagliato illegalmente in Indonesia, perfino nei parchi nazionali. Barche piene di ramino sono state viste lasciare la provincia di Riau, nell'isola di Sumatra, con destinazione Malesia. Le autorità doganali ne sono a conoscenza ma non fanno nulla. L'Italia è il principale importatore europeo di legno di ramino, proveniente dalle foreste pluviali di Malesia e Indonesia, per farne cornici, battiscopa e perfino finestre."

 

 

 

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