Il tempo è scaduto. E' l'avvertimento della comunità scientifica, veicolato dal più completo rapporto sullo stato del pianeta: la biodiversità è sempre più a rischio. Dalle barriere coralline alle foreste pluviali, gli ambienti naturali stanno scomparendo. La biomassa dei mammiferi selvatici è diminuita dell'82%. Gli habitat naturali si sono dimezzati. Due anfibi su cinque rischiano di scomparire per sempre. In insetto su dieci è a rischio di estinzione.
Tra le conseguenze, c'è la scomparsa degli insetti impollinatori, che minaccia la riproduzione delle piante e la loro capacità di sopravvivere come specie (oltre ad aver causato danni miliardari all'agricoltura).
"Si sta deteriorando la salute degli ecosistemi da cui noi e alte specie dipendiamo. In questo modo miniamo le basi stesse della nostra economia, della nostra sopravvivenza, del cibo, della salute e della qualità della vita in tutto il mondo" ha commentato Robert Watson, che presiede l'Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (Ibpes). "Abbiamo perso troppo tempo, ora dobbiamo agire".
Il rapporto è frutto della compilazione di 15.000 studi scientifici e di rapporti dalle comunità indigene che vivono sul fronte della deforestazione e mostra un pianeta in cui l'impronta umana è così pesante da lasciare poco spazio per qualcos'altro. I tre quarti di tutte le terra emerse sono stati trasformati in campi coltivati, coperti di cemento, inghiottiti dai bacini idrici o comunque gravemente modificati. Due terzi dell'ambiente marino sono stati modificati da allevamenti ittici, rotte marittime, miniere sottomarine e altri progetti. Tre quarti dei fiumi e dei laghi sono utilizzati per irrigare colture o per la produzione di bestiame. Di conseguenza, più di 500.000 specie hanno habitat insufficienti per la sopravvivenza a lungo termine. Molti sono si apprestano di scomparire entro pochi decenni.