Poznan, 15 gennaio 2008 - Gli abitanti della foresta espulsi per fare spazio a un progetto di conservazione ambientale: il caso di Sumatra. La nuova opportunità del meccanismo RED (riduzione delle emissioni combattendo la deforestazione e il degrado), distribuendo finanziamenti legati al mercato, rischia di scatenare l'assalto alla terra, causando un nuovo conflitto tra i diritti delle comunità locali e la necessità di proteggere gli ecosistemi.
Via Campesina la coalizione internazionale dei contadini poveri, denuncia i rischi derivati da un'ondata di nuovi progetti finalizzati a fatturare sovvenzioni per il sequestro del carbonio. A titolo di esempio, nel corso di un workshop tenutosi la scorse settimana a Poznan, in occasione del vertice dell'Onu sul clima, Via Campesina ha presentato il caso di un progetto indonesiano di protezione delle foreste conclusosi con l'espulsione delle comunità locali e con un duro conflitto per il controllo della terra.
Le foreste che crescevano rigogliose attorno al villaggio di Tanjung Lebar, nell'isola di Sumatra, sono state sfruttate fino all'esaurimento dalle imprese della regione, per vendere il legno ai produttori di carta e legno. Nel 2002 la concessione è scaduta, e gli abitanti del villaggio speravano di riavere indietro le proprie terre.
Ma nel frattempo un'impresa, la PT Reki, aveva ottenuto una nuova concessione sulle foreste. Questa volta era una concessione finalizzata alla conservazione, del tempo validità di cento anni.
Le comunità locali sono quindi state nuovamente espulse dalle proprie terre, e i loro leader arrestati e intimiditi. Uno di essi ha dovuto subire sei mesi di detenzione.
Le attività della PT Reki concidono con la Harapan Rainforest initiative, gestito dall'indonesiana Yayasan Burung Indonesia, dalla Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) e da BirdLife International.
In occasione del vertice sul clima di Bali Birdlife Birdlife ha annunciato il progetto. Il 2 novembre 2008 il Principe di Galles ha visitato la foresta nel corso di un viaggio volto a promuovere progetti di conservazione ambientale. In quell'occasione Dieter Hoffmann, di Birdlife International, ha annunciato che l'associazione stava studiando la possibilità di ricevere fondi nell'ambito del progetto REDD (protezione delle foreste per il sequestro del carbonio) dal comune di Manchester, dato che questa foresta e in grado di compensare tutte le emissioni di carbonio prodotte di questa città.
Così, aver perso le risorse delle foreste, gli abitanti del villaggio si sono visti portar via anche le proprie terre da un progetto di conservazione, e non beneficeranno neppure dei crediti generati dalla propria foresta.
Come evitare i conflitti tra diritti e ambiente? Da mesi la Global Forest Coalition, che unisce popoli indigeni e associazioni ambientaliste, mette in guardia i negoziatori sui rischi del conflitto tra diritti indigeni e protezione delle foreste. Un conflitto artificiale, dato che per secoli i popoli indigeni hanno protetto le foreste in cui abitavano, ma che rischia di essere scatenato dal valore monetario dato al suolo forestale. Senza il riconoscimento dei popoli indigeni e delle comunità locali, il meccanismo REDD è destinato a trasformarsi in un pericoloso boomerang. Purtroppo il vertice di Poznan ha segnato già un primo passo nella direzione sbagliata, subendo le pressioni di Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Canada, che sono così riusciti a bloccare la proposta di condizionare ciascun progetto REDD al pieno riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni.