Roma, 26 luglio 2001 - Principi affidabili di certificazione forestale rappresentano un importante strumento per preservare le residue foreste nel mondo e per garantire una gestione responsabile delle risorse forestali. Oggi in occasione della presentazione del PEFC Italia (Pan European Forests Certification), Greenpeace e WWF
sollevano dubbi sulla sostenibilità di questo sistema e sottolineano l'importanza di una certificazione rigorosa.
Greenpeace e WWF riconoscono il Forest Stewardship Council (FSC) come l'unico sistema attualmente in grado di assicurare una certificazione credibile di buona gestione forestale, basandosi sempre sulla credibilità dei propri standard elevati. Gli statuti e gli standard dell'FSC riflettono gli accordi internazionali raggiunti all'Earth Summit di Rio.
L'FSC è stato messo a punto nel 1993 attraverso un
processo trasparente, dalle rappresentanze sociali, gruppi
ambientalisti e industrie forestali. I suoi principi, i suoi criteri
e le sue procedure rappresentano la base minima per ogni iniziativa
di certificazione forestale nel mondo. In risposta al crescente
successo dell'FSC, sono stati creati diversi sistemi di
certificazione sostanzialmente deboli ed inefficaci. Uno di essi, il
PEFC, creato su impulso dei proprietari forestali ha dimostrato
performance assai discutibili, certificando operazioni forestali di
scarsa qualità o distruttive, condotte in foreste primarie. La
principale critica di Greenpeace e WWF al PEFC è che esso non si
basa su standard di performance riconosciuti internazionalmente:
standard nazionali completamente differenti gli uni dagli altri
costituiscono i criteri di certificazione alla base del logo unico
PEFC. Questo fatto costituisce un elemento grave perché in alcuni
casi, come per esempio in Finlandia, il PEFC certifica la distruzione
delle ultime foreste primarie temperate o utilizza pratiche
distruttive per le foreste. Anche la struttura istituzionale del PEFC
non risponde ai requisiti minimi per un corpo di certificazione
indipendente ed affidabile: non assicura una presenza equa e
bilanciata di tutte le parti interessate: il PEFC italiano in
particolare nasce promosso da alcune amministrazioni regionali in
accordo con i proprietari di foreste. La presenza delle regioni tra i
membri fondatori costituisce un'anomalia rispetto alla pratica in
altri paesi ma soprattutto è una violazione della norma comunitaria
e le stesse direttive della FAO per le quali la certificazione deve
esclusivamente essere uno strumento di mercato volontario. Uno stato
- nè un suo ente amministrativo- non può esprimere quindi una
preferenza per un sistema particolare, come giustamente sottolineato
dal Direttore generale del corpo forestale dello Stato Dott. Giuseppe
Di Croce durante la presentazione di oggi.
Greenpeace e WWF sono, inoltre, allarmati dall'adesione al PEFC del
Consiglio Nazionale dell'Ordine dei dottori agronomi e forestali
avvenuta nel marzo scorso senza una previa consultazione degli Ordini
provinciali. Il PEFC non assicura alcuni standard minimi nelle
performance della gestione forestale (gestione di foreste primarie o
di alto valore di conservazione, non impiego OGM e di prodotti
chimici tossici o bioaccumulativi, rispetto dei diritti dei
lavoratori, e delle comunità locali). Inoltre il PEFC non prevede
verifiche sul campo da parte di enti certificatori indipendenti, e
non prevede un rigoroso controllo lungo la filiera, dalla foresta al
prodotto finito, in grado di garantire l'effettività del marchio.
Creando schemi su scala regionale inoltre, non assicura in pieno che
l'adesione allo schema sia volontaria.
Fino ad ora il PEFC non si è dimostrato minimamente in grado di
rispondere alle aspettative espresse dai consumatori, dal settore
delle imprese, dalle associazioni ambientaliste aspettative verso una
etichettatura ambientale dei prodotti forestali, in grado di
assicurare una gestione forestale pienamente rispettosa della
garanzia della biodiversità e dei diritti sociali come
dimostratondal rapporto behind the logo" pubblicato recentemente da
numerose organizzazioni ambientaliste tra le quali Greenpeace e WWF.
Greenpeace e WWF lamentano di non essere state consultate finora ed
auspicano di essere coinvolte in maniera tempestiva nei prossimi
momenti di discussione a livello ministeriale e regionale sulla
questione della certificazione in Italia."