Il 42 per cento del bacino del Rio delle Amazzoni in Brasile potrebbe essere severamente danneggiata o distrutto del tutto nei prossimi due decenni, se saranno realizzati tutti i progetti di grandi opere finalizzate allo sviluppo delle infrastrutture previsti dal governo brasiliano. E' quanto rivela lo studio condotto da un un team congiunto di ricercatori statunitensi e brasiliani, e pubblicato dalla rivista Science.


Lo studio condotto da William F. Laurance, uno scienziato dello Smithsonian Tropical Research Institute, basato presso l'INPA (Istituto Nazionale di Ricerca Amazzonica) e dai suoi colleghi, basato su modelli digitali, ha valutato gli impatti del progetto Avança Brasil, le nuove aree dedicate all'agricoltura, l'apertura di strade, canali e metanodotti. L'impatto previsto va dalla distruzione di 1,8 milioni di ettari annui di foresta pluviale per la previsione ottimista, alla distruzione di  milioni di ettari ogni anno per l'ipotesi più pessimista. La previsione ottimista prevede che le strade e le altre strutture siano ben localizzate, mentre le aree semi-protette (riserve indiane ed estrattive) siano poco coinvolte dal processo. L'ipotesi pessimista prevede invece che anche tali aree saranno coinvolte dall'apertura della foresta alla colonizzazione agricola, alle attività minerarie e al taglio di legno.

La più grande foresta tropicale del pianeta già sta scomparendo al ritmo di due milioni di ettari per anno. I terreni agricoli in Amazzonia sono venduti a buon mercato acquisite, e gran parte di essi viene preparata per l'agricoltura o per gli allevamenti, dando fuoco alla foresta.

Lo studio analizza il sistema di grandi opere varato sotto il nome di "Avança Brasil" (Avanza Brasile) finalizzato a rivitalizzare ll'agricoltura, l'industria del legno e quella mineraria con un un investimento di 40 miliardi di dollari in progetti di infrastrutture previsti tra il 2000 e il 2007. Un programma destinato ad annullare altre iniziative internazionali e nazionali volte ad assicurare la protezione della foresta pluviale e a promuovere lo sviluppo sostenibile, come il programma del G-7, finanziato con 340 milioni di dollari.

"Nessuno sta suggerendo che il Brasile debba rinunciare allo sviluppo in Amazzonia, ma ci sono modi molto meno distruttivi di sfruttare la regione", ha spiegato Laurance. "Invece di aprire nuove strade e autostrade in aree di frontiera e su lunghe distanze - ha aggiunto - sarebbe utile promuovere un utilizzo più efficace dei terreni agricoli e dei pascoli già dissodati". 

Il rapporto auspica inoltre che il Brasile capitalizzi i servizi ambientali offerti dalla capacità della foresta amazzonica di assorbire e immagazzinare l'anidride carbonica dall'atmosfera, nonché di prevenire le inondazioni, limitare l'erosione dei suoli, mantenere stabili i climi regionali e conservare la diversità biologica.

"Nell'ambito del protocollo di Kyoto", Laurance ha dichiarato, "paesi come il Brasile potrebbero essere ripagati dalle altre nazioni per proteggere le foreste, in modo da salvaguardare i miliardi di tonnellate di carbonio che altrimenti sarebbero rilasciate in atmosfera." Si calcola che la foresta amazzonica potrebbe fruttare al Brasile fino a due miliardi di dollari annui, senza dover rinunciare al controllo sovrano sul proprio territorio.



William F. Laurance, Mark A. Cochrane, Scott Bergen, Philip M. Fearnside, Patricia  Delamônica, Christopher Barber, Sammya D'Angelo, Tito Fernandes - "The Future of the Brazilian Amazon" Sciencie, 2001

"Sensitive development could protect Amazonia instead of destroying it" - Georgia Carvalho, Ana C. Barros, Paulo Moutinho, Daniel Nepstad - Nature, Vol 409, Jan 2001

 

 

Joomla templates by a4joomla