Nel luglio 2007, la polizia della provincia indonesiana di Riau, ha avviato una massiccia operazione contro il taglio illegale. La Polizia ha aperto 157 casi, delineati in 127 dossier, coinvolgendo direttamente 14 imprese, accusate di taglio illegale, corruzione e riciclaggio, tutte facenti capo ai due colossi cartari del paese, Asia Pulp and Paper (APP) e Asia Pacific Resources International Limited (APRIL). Secondo l'allora capo della polizia di Riau, Brig.-Gen. Sutjiptadi, le operazioni illegali sarebbero costate allo Stato indonesiano miliardi di dollari tra danno ambientale e mancati introiti.
La provincia di Riau, nell'isola di Sumatra, è uno degli ultimi santuari delle foreste pluviali asiatiche.
Nel dicembre 2008, dopo due anni di investigazioni, il capo della polizia di Riau Brig. Gen. Sutjiptadi è stato rimosso e il nuovo capo Brig. Gen. Hadiatmoko ha interrotto le indagini sul taglio illegale, e ha annunciato la sospensione delle azioni legali contro le imprese legate ai giganti polpa APP e APRIL.
Il Jakarta Globe ha ripercorso le indagini intervistandone i protagonisti:
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Nel corso della sua carriera proferssionale, Bambang Hero Saharjo ha ispezionato diverse foreste in qualità di esperto forestale, ma quando nel 2007 guadato in l'indagine di polizia sul taglio illegale di legname nella provincia di Riau, si è trovato in un ambiente pericoloso non aveva mai visto.
Bambang, dell'Istituto di Agricoltura di Bogor (IPB), è stato il leader di un gruppo di esperti indipendenti incaricato di assistere l'inchiesta guidata dal brigadiere Sutjiptadi, capo della polizia della provincia di Riau, a Sumatra. L'inchiesta verteva sull'abbattimento illegale di alberi da parte di oltre di una dozzina di imprese cartarie.
L'indagine è iniziata nel gennaio 2007 e ha portato ad accusare 14 gruppi cartari di deforestazione illegale in aree forestali escluse dalle sfruttamento. La Polizia di Riau ha dovuto sospendere l'inchiesta nel dicembre 2008, in seguito ad una serie di dichiarazioni dei funzionari del Ministero delle Foreste in sostegno delle cartiere.
Gli ambientalisti hanno protestato, quando l'indagine è stata interrotta, subito dopo il trasferimento improvviso del capo della polizia di Riau, Sutjiptadi. Il suo sostituto, Hadiatmoko, ha ordinato la chuusura dell'inchiesta per "insufficienza di prove". Di conseguenza, le accuse contro due colossi cartari, APP e APRIL non ha più avuto la possibilità di essere provate in tribunale.
Sutjiptadi si è rifiutato di commentare il motivo per cui è stata chiusa l'inchiesta, dato che non era più sua competenza, ma Bambang ricorda il dolore di vedere i funzionari di polizia di Riau piangere quando l'inchiesta è stata improvvisamente sospesa. "Non avevo neppure pensato che potessero chiudere l'inchiesta. Ero fiducioso sui risultati ottenuti - ha raccontato Bambang al Jakarta Globe - Abbiamo tutte le prove, abbiamo assicurato che ci fosse copertura per ogni accusao - fotografie, analisi di laboratorio. Abbiamo anche calcolato i danni ambientali ei relativi impatti. Cosa volevano di più?"
Le inchieste
Il coinvolgimento di Bambang nel caso è iniziato nei primi mesi del 2007, quando Sutjiptadi si è presentato all'IBP, dove Bambang lavora come capo del Dipartimento Selvicoltura, chiedendo di esperti forestali per la sua indagine sulle 14 cartiere. "Ha spiegato che stava indagando a Riau sull'eventualità di operazioni forestali illegali, in quanto avevano rilevato incongruenze tra le norme e i fatti riscontrabili sul terreno - ha raccontato Bambang - Sin dal primo incontro, la polizia era molto sicura del fatto che queste imprese avessero infranto la legge."
Nel marzo 2007, Bambang e il suo collega Basuki Wasis, si sono uniti alla squadra investigativa. In primo luogo hanno analizzato i documenti delle imprese e studiato le leggi sulla creazione di nuove piantagioni, per poi confrontare documantazione e normative con i fatti rilevati sul campo.
"Non immaginavo che sarebbe diventato un caso così importante, pensavo che si trattasse di una situazione come altre a cui avevo già lavorato - ha spiegato - Non avevamo capito che c'erano in ballo le due più grandi cartiere. Del resto, se queste fossero risultate colpovoli, non dovrebbe essere consentito a nessuno di violare la legge, perché nessuno è al di sopra della legge, in questo paese ".
La polizia di Riau ha investigato su 14 imprese, sette dei quali erano affiliate alla Riau Andalan Pulp and Paper, una controllata di Asia Pacific Resources International Holdings (APRIL). Le altre sette erano affiliate alla Indah Kiat Pulp and Paper, una controllata di Asia Pulp and Paper (APP). Sia APRIL che APP sono state a lungo accusate di distruzione ambientale in Indonesia, e in particolare nella provincia di Riau. Il giornale indonesiano The Globe ha contattato ripetutamente due imprese del gruppo Sinar Mas, per chiedere un commento sull'indagine in corso, ma queste non hanno mai risposto.
Un capo della polizia testardo
L'investigazione è nata da una denuncia presentata nel 2007 dalla rete ambientalista di Riau, Jikalahari, a Sutjiptadi, pochi mesi dopo la sua nomina a capo della polizia della provincia. La denuncia indicava diversi casi di taglio illegale da parte di 24 cartiere. "Sutjiptadi ha analizzato attentamente il nostro rapporto, ed ha aperto le porte del suo ufficio alle associazioni per casi come questo. In quel periodo abbiamo avuto intense discussioni su questi temi con lui" racconta Susanto Kurniawan, di Jikalahari.
Ma perché Sutjiptadi, come capo della polizia di Riau, era così ansioso di portare a termine questa indagine sul taglio illegale? "Perché Sutjiptadi considerava questo problema a Riau un'amergenza che nessuno aveva mai affrontato", continua Susanto.
Susanto ha ricordato i metodi di indagine "non convenzionali" di Sutjiptadi: si è recato in foresta per vedere la distruzione con i suoi occhi. "Normalmente, nei casi disboscamento illegale, la polizia interviene solo quando i tronchi sono usciti dalla foresta, mentre lui si è recato a vedere qual'era il tipo di problema che stava affrontando, e per assicurarsi di avere tutte le prove necessarie".
Una videocassetta datata al 21 luglio, 2007, e messa a disposizione da Greenpeace, mostra la squadra speciale contro il taglio illegale della Polizia di Riau, guidata direttamente da Sutjiptadi, mentre ispeziona una concessione di una delle 14 imprese sospettatate, nel distretto di Indragiri Riau's Hilir.
La squadra ha sorvolato la foresta in elicottero, prendendo le coordinate satellitari (GPS) delle aree sospette. Il video mostra Sutjiptadi visibilmente scosso mentre osserva chilometri di tronchi allineati lungo le rive del fiume e commenta: "Pazzesco! Questo sta distruggendo le nostre foreste, è pazzesco".
"Hanno abbattuto gli alberi da foreste naturali, cosa non consentita, e abbiamo trovato milioni di metri cubi di tronchi - commenta più oltre il capo della polizia - I permessi i concessi dal bupati [capi dei distretti locali], che non erano conformi con le leggi in vigore. Questo è il motivo per cui li siamo confiscando".
Il video mostrava Sutjiptadi in piedi nel mezzo di una zona fortemente deforestata, mentre commenta: "Quello che resta è monocoltura, che farà diminuire la produzione delle foreste. Abbiamo trovato cataste di tronchi di oltre sette chilometri e mezzo di lunghezza."
Centinaia di sospetti
Dopo innumerevoli indagini sul campo e analisi di documenti, la Polizia Riau nel 2008 ha fatto i nomi di 107 indagati: 53 manager della cartiere, 30 funzionari dell'agenzia forestale, 20 funzionari responsabili del rilascio di licenze e quattro consulenti privati che hanno verificato Valutazione dell'impatto ambientale.
Una rete estesa: dopo due anni di indagini, incentrate sul rilascio illegale di permessi e concessioni per piantagioni ,sono state citate in giudizio circa 200 persone.
"Voglio che tutte le attività in questo settore si fermimo. Tutte le operazioni di taglio debbono essre immediatamente interrotte, e chiederà al capo del distretto di Indragiri Hilir, Raja Thamsir Rachman, spiegazioni sul rilascio di permessi che non corrispondono ale procedure previste - dichiara Sutjiptadi nel video - E chiederò al Presidente l'autorizzazione a interrogarlo. Io non voglio vedere nessun tronco uscire da questo sito."
Le indagini hanno portato a inquisire alti funzionari dell'agenzia forestale di Riau - identificati dalle iniziali ST, FS, AR, BH e S. Nel 2009, la Commissione Presidenziale per l'Eradicazione della Corruzione (KPK) ha indicato tre di loro - ST, AR e B.H. - come responsabili del rilascio illegale di permessi, mentre l'ex capo del distretto foresale di Pelalawan Riau, Tengku Azmun Jaafar, è stato condannato a 11 anni di prigione nel settembre 2008.
Nel 2010, Asral Rachman, che ha guidato l'agenzia forestale Riau nel 2004 e 2005, è stato condannato a 2 anni di prigione ed al pagamento di una multa di 75 milioni di rupie (8.775 dollari) per corruzione nello stesso caso. Asral è risultato colpevole di aver accettato 600 milioni di rupie per accordare permessi di piantagione a due imprese controllate dalla RAPP, Madukoro e Harapan Jaya.
Bambang ha ricordato il coraggio mostrato dagli investigatori della polizia di Riau, nel giro di vite contro la deforestazione illegale: sono arrivati a tirare in ballo come testimoni i capi dei distretti locali, il Governatore di Riau Rusli Zainal e perfino il Ministro delle Foreste MS Kaban.
L'azione della polizia è stata a dir poco terapia d'urto, che ha investigato sui funzionari del governo Riau, a tutti i livelli. "Diceva sempre, 'Lasciamo alla guardia civile il compito di occuparsi dei camion [carichi di tronchi illegali] e dei loro conducenti, noi, la polizia, dobbiamo occuparci dei mandanti" racconta Bambang, riferendosi alle cartiere. Sutjiptadi aveva un ritmo di lavoro frenetico. "Non passava giorno senza incontri fino a tarda notte in casa sua per discutere ed esaminare i casi di deforestazione illegale - ricorda Bambang - Organizzava briefing per informare il suo personale di polizia sul campo sui regolamenti forestali. Non si limitava a consegnargli le copie dei regolamenti, glie li spiegava nel dettaglio".
"Dormivo solo tre ore per notte, passando gran parte della notte in foresta, ma il nostro ritmo non è mai rallentato. Aumentava ogni giorno - ha aggiunto Bambang - Sono stati bei momenti, la migliore esperienza della mia carriera, perché avevamo tutto il supporto della polizia, e per il modo con cui abbiamo analizzato i permessi".
Anche Basuki ha ricordato con quale intensità e prudenza Sutjiptadi conduceva le indagini. In seguito ha appreso che la polizia aveva effettuato controllati su di lui e sul suo collega Bambang, prima di contattarli. "Forse perché volevano un lavoro eseguito allaperfezione, lavoravano dalla notte fino all'alba. Ho pensato che ci avesse convocati per darci dei campioni (di legno) da analizzare, ma era molto più di questo. Improvvisamente ci hanno chiesto di giurare fedeltà alla bandiera indonesiana".
I regolamenti
Gli investigatori della polizia di Riau hanno rilevato gravi discrepanze tra i rapporti firmati dalle cartiere e le prove riscontrate sul terreno, così come col decreto ministeriale del 2000 che indica le procedure per il rilascio delle licenze per le piantagioni forestali.
Il decreto, emanato dal Ministero delle Foreste, prevede solo l'autorizzazione alle piantagioni forestali, a piantumare, proteggere, raccogliere e vendere sul mercato i prodotti della piantagione stessa. Questo era il tipo di permesso in mano allle 14 cartiere indagate. Ma il permesso "non menziona l'abbattimento di alberi", come ricoda Bambang detto. "Diversi articoli affermano come le piantagioni forestali non debbano essere impiantate in foreste naturali, fino a quando queste sono in grado di crescere in modo naturale."
"Le piantagioni devono essere impiantate in aree degradate, prive di vegetazione boschiva, terra spoglia o coperta al massimo da canne o cespugli, o su aree con un piante il cui fusto non supera i 10 centimetri di diametro, e il volume non supera i 5 metri cubi per ettaro ". Invece gli investigatori hanno trovato tronchi ben più grandi, alcuni di 90 centimetri di diametro - il che significa che provenivano da vecchi centenari di foreste naturali. "E queste le chiami canne o arbusti? - commenta Bambang detto - Anche la gente comune capisce che le piantagioni servono solo come scusa per depredare la foresta."
Nel solo caso di una cartiera, la NMP, gli investigatori hanno calcolato perdite per l'erario attorno ai 93,490 miliardi di rupie. Basuki stima che e perdite causate all'Indonesia dalle 14 imprese, superino i1.000 trilioni di rupie, ossia i 115 miliardi di dollari.
"Non si dovrebbe vedere gli alberi come semplici bastoni o tubi piantati nel terreno. Quando si abbatte un albero, non si tratta solo di un solo albero, coinvolgiamo l'intero ecosistema - spiega Bambang - Non è così semplice per misurare le perdite ambientali semplicemente contando il valore dei tronchi, vanno presi in considerazione altri fattori, come la perdita di biodiversità"
Nel corso delle indagini, la polizia di Riau ha sequestrato 22.392 tronchi, per un totale di 94.218 metri cubi; 368,1 milioni di metri cubi di segati, 32 camion, un rimorchiatore e diversi caterpillar. Sulla base delle prove emerse, la Polizia di Riau ha formalizzato le accuse ai sensi della legge Ambientale del 1997 e della legge forestale del 1999 - su 107 indiziati, sui 200 indagati.
Cos'è andato storto?
Sutjiptadi, il capo della polizia di Riau, e Bambang, l'esperto forestale, erano sicuri che le prove accumulate bastassero a chiudere il caso con successo. Che cosa è andato storto?
Innanzitutto Sutjiptadi è stato sostituito a metà del 2008 da Hadiatmoko, e al suo posto è stato messo l'ex capo della Direzione speciale anticrimine della polizia nazionale a Jakarta. Dopo il trasferimento, Bambang non è più stato contattato dalla Polizia Riau per questo caso. Ha solo avuto notizie circa i rimpalli dei fascicoli tra la Polizia di Riau e l'ufficio del pubblico ministero provinciale di Riau. Più tardi gli è arrivata la notizia che la Polizia Riau aveva deciso di chiudere l'inchiesta per insufficienza di prove dopo che gli esperti del Ministero delle Foreste hanno dichiarato che le cartiere avevano tutte le autorizzazioni necessarie.
Le testimonianze di Bambang e Basuki non sono state prese in considerazione, così come non sono state prese in considerazione le testimonianze di almeno altri cinque esperti di prestigiose università indonesiane. "E' davvero triste. Avevamo tutti i dati, le foto, le coordinate geografiche, i risultati di laboratorio e i rapporti dei periti. Era tutto lì", aggiunge Bambang.
Altri esperti coinvolti nelle indagini erano Suhardi, della Gadjah Mada University, i professori di diritto Alfi Syahrin e Ningrum Sirait dal Nord Sumatra University, Mas Ach mad Santosa, esperto di diritto ambientale del Centro indonesiano per diritto ambientale, Muladi, governatore del National Resilience Institute, e Anna Erliana, professoressa di legge presso l'University of Indonesia.
Tutte le testimonianze degli esperti indipendenti erano concordi: le 14 cartiere avevano violato la legge. "Ma le nostre dichiarazioni sono state invalidate dai testimoni di parte del Ministero delle Foreste, che sostenevano che le procedure adottate erano perfettamente legali".
Mas, che ora è membro della Judicial Mafia Eradication Task Force, ha confermato di essere stato testimone esperto assieme a Muladi, dato entrambi erano i "padri fondatori" della legge ambientale del 1997. "Avendo scritto la legge ambientale del 1997, ho spiegato [agli investigatori] che la legge prevede la 'responsabilità penale delle imprese' - spiega Mas - "Non ho detto se imprese hanno agito bene o male: queste sono le conclusioni che devono essere tratte dagli esperti della Procura e dagli esperti forestali."
Basuki era convinto che il caso sarebbe finito in tribunale, in quanto non vi erano prove a sufficienza. "Ma io non so dove o cosa sia andato storto. Penso che la polizia abbia fatto un lavoro enorme, ma il rimpallo dei documenti avanti e indietro mi ha un po' confuso. Non c'è bisogno di essere un genio per sapere che se si abbattoni gli alberi, si danneggia l'ambiente. Abbiamo visto come gli alberi bruciati e gli elefanti sono morti sul posto. E' successo proprio proprio davanti ai nostri occhi."
Come forestale, Bambang ammette di sentirsi frustrato, perché oramai sembra essersi fatta strada l'idea che se si hanno permessi, si può fare quel che si vuole della foresta. Ma "se hai una patente di guida, questo non ti autorizza a far fuori pedoni a piacimento. Ci sono regole che devi rispettare".
Una logica diversa
Bedjo Santosa, un testimone esperto del Ministero delle foreste, resta invece fermo sulle sue dichiarazioni. secondo cui le 14 imprese non avevano infranto alcuna legge o regolamento.
Sulla base della documento di polizia che ha fermato l'inchiesta, denominato SP3, la Polizia di Riau fermato i casi contro il 14 imprese, i funzionari del governo locale e consulenti privati.
La loro logica è che lo sviluppo di piantagioni forestali industriali inizia necessariamente con la distruzione di foreste naturali. Secondo loro, i funzionari sono autorizzati a rilasciare permessi di piantagione e non vi era alcuna prova del danno ambientale, semmai di violazioni amministrative.
"Vi chiedo questo: se ottiene la patente di guida da parte delle autorità, senza che queste le abbiano fatto l'esame di guida, la patente legale o illegale? Certo che è legale, fino a quando non viene revocata. Ecco come la vedo io - ha dichiarato Bedjo al Jakarta Globe - con le autorizzazioni rilasciate dai capi distretto vale lo stesso principio. Dal momento che è stato rilasciato da parte di persone che ne anno l'autorità, quindi sì, direi che è legale - Quindi, tutte le persone oggetto di indagine erano in realtà stati titolari di un permesso legale - Quindi, se i titolari dei permessi hanno commesso qualcosa di sbagliato, non si tratta di illegalità, ma qualcosa di sbagliato eppure pur sempre legale. Per esempio era sbagliato non soddisfano le norme per i permessi, era sbagliata l'attuazione delle procedure. Ma sono fermamente convinto che si trattava di titolari di permessi, autorizzati a gestire le aree in concessione, ma potrebbe essere ammissibile dire che sia stata commessa una violazione amministrativa. Ci sono interpretazioni da diverse parte degli inquirenti, sul fatto che vi fosse una violazione della legge".
Secondo Bedjo vi erano poi delle incongruenze tra la legge forestale e altri regolamenti. "Hanno insistito sul fatto che 'le zone delle piantagioni forestali si trovano in aree di canneto, aree arbustive o senza vegetazione', ma hanno ignorato quanto segue, ossia '... e abbattimenti in aree ad alto potenziale di tondame di legno di tutti i tipi di boschi con meno di 5 metri cubi per ettaro'. Solo che nel frattempo, sulla base di un altro regolamento ministeriale, il legno potenziale tondame di legno è stato esteso ai 30 centimetri di diametro. Ecco perché le accuse non erano forti - perché non potevamo dire che fosse giusto o sbagliato. Si chiama incoerenza ".
Bedjo ha detto che la Forestale legge del 1999 aveva un'altra incoerenza, quando prevedeva che lo sviluppo di piantagioni forestali industriali fosse diretto in priorità nelle aree non produttive. La domanda che viene è questa: in base alla legge foresale, è consentito gestire piantagioni forestali?" La mia risposta è questa: il potere di regolamentare e gestire il settore forestale è stato dato al Ministero delle foreste. Quindi, il ministro non ha violato la legge - ma questo viene interpretato diversamente dalle ONG ". Insomma, se il ministro ha rilasciato permessi per le zone produttive, è perché ha l'autorità di legale per farlo, che segua la legge o meno.
Quanto all'accusa di danneggiare le foreste, Bedjo nega che vi siano stati danni. Se la legge forestale, afferma che per danni si intendono le azioni che provocano cambiamenti nella funzione di una foresta, o modifiche ai loro tutela, allora non ci sono stati danni: "Se le foreste naturali destinate alla produzione sono trasformate in piantagioni di produzione, la funzione resta la stessa, la produzione. Anche se si tratta di una foresta naturale, la sua funzione è di produzione, e finché è ancora in piedi, come foresta o come piantagione, la sua funzione non cambia, e quindi non ci sono danni. E' diverso ovviamente nel caso di foreste protette, che sono destinate alla conservazione. Qui se anche un solo albero viene abbattuto, allora la sua funzione si interrompe e l'abbattimento può essere considerato un danno a una foresta protetta."