Tra la distruzione dell’Amazzonia e i prodotti in pelle c’è un legame molto stretto. Lo ha denunciato Greenpeace con uno speciale servizio fotografico d’alta moda in Piazza Maggiore a Bologna, in contemporanea con la Fiera Internazionale “LineaPelle”. Quattro top model hanno indossato gli abiti sostenibili della stilista Mariangela Grillo. Attorno a loro gli attivisti hanno composto un enorme scenario di pannelli fotografici con le immagini di un’Amazzonia intatta, bellissima, su cui è comparso lo slogan: "Vuoi salvare l’Amazzonia? Salvati la pelle."



La protesta è cominciata nei giorni scorsi quando gli attivisti hanno diffuso in zona Fiera manifesti, locandine e “clean graffiti” con il logo “Salvati la Pelle” e il sito web www.salvatilapelle.org con un nuovo rapporto "Promesse Infrante".

"Promesse Infrante" dimostra come la pelle che distrugge l’Amazzonia continua a contaminare le filiere di tutti i clienti di JBS, il gigante della carne e della pelle brasiliana. Gli allevatori che stanno distruggendo l’Amazzonia continuano, infatti, a vendere carne e pelle a JBS.

Nell'ottobre 2009 JBS, insieme ad altre grandi aziende del settore zootecnico brasiliano, sì è impegnato a escludere dalla propria filiera capi bovini provenienti da allevamenti messi sotto embargo dal Ministero dell’Ambiente brasiliano, situati su terre indigene o coinvolti in fenomeni di lavoro schiavile.

L’indagine realizzata da Greenpeace, sulla base di quanto reso pubblico dalla Procura distrettuale dello Stato del Mato Grosso, rivela che, nonostante gli impegni presi per ripulire le proprie filiere dalla distruzione del polmone amazzonico, da maggio 2010 a maggio 2011 JBS ha continuato ad acquistare bestiame proveniente da almeno 19 allevamenti illegali.

Tra i crimini denunciati da Greenpeace, oltre alla distruzione di ampi tratti di foresta, anche il lavoro schiavile e l’occupazione delle terre degli indigeni Mairawatsede nello stato del Mato Grosso, dove l’allevamento bovino è proibito dalla legge. L’allevamento bovino è il grande motore della deforestazione dell’Amazzonia. Un recente studio pubblicato dall’Agenzia Aereo Spaziale Brasiliana (INPE) dimostra che il 61% delle aree deforestate sono attualmente occupate da pascoli ed allevamenti.

A distanza di due anni, sostiene Greenpeace, JBS non è ancora in grado di mantenere le promesse fatte ai propri clienti-. Senza un sistema di monitoraggio trasparente ed indipendente, chi acquista pelle da questa azienda potrebbe trovarsi coinvolto –anche senza saperlo - in brutali fenomeni di deforestazione e schiavitù.

 

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