Jakarta, 5 febbraio 2004 - La nave ammiraglia di Greenpeace, Rainbow Warrior è intervenuta oggi in Indonesia, nel parco nazionale di Tanjung Puting, per documentare le operazioni di carico di legname da parte di una nave maltese, Greveno, usata per trasportare compensato.
Secondo il governo indonesiano la segheria da cui proviene il legno è complice nella deforestazione illegale dell'area che, oltre ad essere parco nazionale, è uno degli ultimi rifugi di una popolazione di oranghi in forte diminuzione.
La "Rainbow Warrior" si trova nella regione su invito di associazioni ambientaliste locali e dello stesso ministero dell'ambiente per documentare il taglio illegale delle foreste: la nave Greveno è stata avvicinata e fotografata e si è scoperto che il compensato verrà esportato in Gran Bretagna, Olanda e Belgio.
"Greenpeace non è qui solo per denunciare quello che sta accadendo e chiedere al governo indonesiano di agire per far rispettare la legge- afferma Caterina Nitto, attivista sarda a bordo della Rainbow - i paesi europei hanno delle forti responsabilità importando il legname da questi Paesi e l'Italia è uno dei maggiori importatori di ramino dall'Indonesia"
Secondo lo stesso governo, quasi il 90% delle operazioni di taglio è condotto illegalmente ed anche all'interno dei parchi nazionali animali rari come gli oranghi non sono al sicuro.
La Rainbow Warrior è impegnata in una campagna per salvare le foreste primarie in questa regione: lunedì 9 inizierà a Kuala Lampur, in Malesia la COP7, la Conferenza delle parti della Convenzione sulla biodiversità (CBD), uno dei Trattati internazionali sorti in seguito al Vertice sulla Terra di Rio de Janeiro.
Greenpeace ha denunciato, in un rapporto dal titolo The Untouchables (Gli intoccabili), il comportamento della "Rimbunan Hijau", una compagnia del legname leader in Papua New Guinea, ma con interessi anche in Gabon, Guinea Equatoriale, Malesia, Vanuatu, Indonesia, Nuova Zelanda e Russia.
"Molte delle operazioni di taglio condotte da questa società sono illegali o distruttive, si va dalla corruzione dei politici locali alla violazioni dei diritti dei popoli indigeni. In Papua Nuova Guinea, ad esempio, viene raramente chiesto il permesso di taglio al proprietario della foresta" afferma Sergio Baffoni, campagna foreste di Greenpeace Italia.