Il 40% della foresta amazzonica rischia di sparire entro il 2050 se non verrà fermato il suo disboscamento. L’allarme arriva da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature.
Il numero apocalittico è saltato fuori da un’innovativa simulazione al computer, frutto di un progetto elaborato da una equipe di studiosi brasiliani e americani.
”Nel 2003 e nel 2004 il livello del disboscamento della foresta è arrivato in cima alla curva del nostro peggior scenario”, afferma Britaldo Soares Filho, ricercatore dell’università federale di Minas Gerais e uno dei principali architetti del nuovo modello di studio creato al computer.
Se la situazione rimarrà quella attuale, sostiene la ricerca, l’area della maggior foresta tropicale del mondo soffrirà una riduzione drastica, passando da 5,4 a 3,2 milioni di chilometri quadrati. In questo scenario catastrofico, inoltre, spariranno sei dei bacini idrografici dell’Amazzonia.
Per fermare il disastro, i ricercatori sono convinti che non ci sia altro rimedio di quello rappresentato dall’azione del governo e dal rispetto della legge. Nemmeno la politica di creazione di aree protette, voluta dal presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, è più sufficiente, secondo gli studiosi, mentre è necessario obbligare gli agricoltori di soia a rispettare pratiche ecosostenibili.
”Semplicemente facendo osservare l’attuale legge ambientale sarebbe possibile evitare un milione di chilometri quadrati di disboscamento” entro il 2050, sostiene un altro autore dello studio, Daniel Nepstad.
La distruzione di una così ampia porzione di foresta avrebbe inoltre ripercussioni sull’aumento globale di anidride carbonica. Cambiamento climatico e foreste sono infatti strettamente connessi e bisogna intervenire subito per gestire questa complessa interrelazione. E’ quanto sostiene la Fao, secondo la quale le foreste ed il legno prodotto trattengono ed assorbono l’anidride carbonica, svolgendo un ruolo determinante nel mitigare i mutamenti del clima.
Le foreste del pianeta ed il loro sottobosco assorbono in totale più di un trilione di tonnellate di carbonio, il doppio di quello che si trova nell’atmosfera. Il rovescio della medaglia è che quando invece vengono distrutte o eccessivamente sfruttate o incendiate, le foreste diventano fonte di gas serra, appunto l’anidride carbonica, per quasi sei miliardi di tonnellate all’anno.
”Dobbiamo certamente fermare la deforestazione ed estendere l’area ricoperta dalle foreste”, afferma Wulf Killmann, responsabile del gruppo di lavoro interdipartimentale della Fao sui cambiamenti climatici. Ma per ridurre le emissioni di carbonio si devono rimpiazzare i combustibili fossili e sostituirli con i biocombustibili ”ad esempio i combustibili legnosi - spiega Killmann - provenienti da foreste gestite in modo responsabile e impiegare maggiormente il legno per i prodotti di lunga durata, in modo che il carbonio immagazzinato resti più a lungo fuori dell’atmosfera”.
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