15 ottobre 2007 - L’annuncio dato dal Presidente del Brasile Lula in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente
Il Presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva ha deciso che la Transamazzonica (BR-163) da Cuiabá, capitale dello stato del Mato Grosso, al porto fluviale di Santarém, città dello stato del Pará, lunga 1.800 chilometri, verrà asfaltata.
Grande è la soddisfazione degli agricoltori che potranno far transitare i loro prodotti anche durante la stagione delle piogge (novembre-maggio); molte, viceversa, sono le perplessità degli ambientalisti che individuano in questa opera un ulteriore passo verso la lenta deforestazione dell’Amazzonia.
La strada, assieme all’altra Transamazzonica Imperatriz (Maranhão)-Porto Velho (Rondonia), è un retaggio della dittatura militare (1964-85) che, indifferente alla protezione della più grande riserva forestale del mondo, aveva trasferito in Amazzonia molti poveri contadini dello stato del Nordeste, dove l’agricoltura non aveva più grandi possibilità di espansione a causa dell’impoverimento dei suoli, determinato da uno sfruttamento incontrollato.
È vero che la strada sarà cinta da una muraglia di “foresta sostenibile” pari a 19 milioni di ettari, ma le organizzazioni ambientaliste, pur dando credito al governo di fare grandi sforzi per creare aree di preservazione, dichiarano che per il Piano di Azione adottato nel marzo 2004 sia necessario garantire che si concretizzi perché a loro dire più del 70% della perdita di foresta amazzonica si è verificata tra maggio e luglio 2004, quando il piano era in vigore. Occorre perciò mettere a disposizione uomini, soldi e vigilanza dal momento che “la presenza fisica della Polizia Federale e degli agenti è molto tenue tanto che ogni settimana un lavoratore rurale è minacciato e ucciso.
C’è da tener presente che pesa il retaggio del progetto “Avança Brasil”, il controverso piano di investimenti in infrastrutture e in impianti produttivi nel cuore dell’Amazzonia promosso nel 1998 dal Presidente neoliberista Fernando Cardoso, che di fatto limita la formulazione di modelli di sviluppo ecologicamente sostenibili per la regione. Anche l’attuazione della riforma agraria segna il passo se, stante notizie di stampa di questi giorni, i contadini del Movimento Sem Terra hanno preso d’assalto un edificio del Congresso brasiliano per protestare contro la mancata riforma, promessa durante la campagna elettorale.
Preoccupano soprattutto i produttori di soia, che a detta degli ambientalisti non intendono osservare l’attuale legge ambientale e rispettare pratiche ecosostenibili. Si teme infatti i lavori stradali diano nuovo impulso all'avanzata della soia all'interno delle regioni amazzoniche.