Si intitola China Blue. E' un video girato clandestinamente in Tibet dagli operatori del T.I.N. di Londra, per documentare la deforestazione di vaste zone del paese.
Fino al 1949 le antiche foreste tibetane occupavano 221.800 chilometri quadrati. Nel 1985 la loro estensione era di 134.000 chilometri quadrati, poco più della metà. La maggior parte delle foreste si trova sui ripidi e inaccessibili pendii che si ergono lungo le valli percorse dai fiumi della regione sudorientale tibetana, in un'area di moderata altitudine. Si tratta, in genere di foreste conifere montane e tropicali e subtropicali, composte soprattutto da abeti, pini, larici, cipressi, betulle e querce.
Gli alberi crescono fino a 3800 metri nella regione meridionale, più umida, ma arrivano a 4300 metri nelle regioni settentrionali, più secche. Le foreste del Tibet sono secolari, con alberi di circa duecento anni. La densità media degli alberi è 272 metri per ettaro, ma nelle zone di più antica forestazione dell'U-Tsang si raggiungono i più alti livelli del mondo per densità di conifere, 2300 metri cubi per ettaro. Le nuove strade che permettono di raggiungere zone prima inaccessibili del Tibet, accelerano il ritmo della deforestazione. Grazie all'apertura di nuove strade si raggiungono foreste vergini che vengono poi semplicemente rase al suolo con lo sbrigativo metodo del disboscamento, generando vaste aree montane del tutto spoglie di vegetazione. Il legname così ricavato fino al 1985 ammontava a 2442 milioni di metri cubi, vale a dire il 40% del patrimonio forestale esistente nel 1949: un valore di 54 miliardi di dollari. L'industria della forestazione rappresenta una delle principali fonti di lavoro in Tibet: solo nella fertile area geografica del Kongpo, parte integrante del territorio della Regione Autonoma del Tibet, più di 20.000 soldati cinesi e prigionieri tibetani sono occupati nel taglio degli alberi e nel trasporto del legname. Nel 1949, il circondario di Ngapa, nell'Amdo, disponeva ancora di 2,2 milioni di ettari di foreste. Le sue riserve di legname ammontavano a 340 milioni di metri cubi. Negli anni Ottanta un tale patrimonio era ormai a 1,17 milioni di ettari, pari a una riserva di legname stimata in appena 180 milioni di metri cubi. In base a logiche del tutto analoghe , nei trent'anni precedenti il 1985, la Cina ha estratto 6,44 milioni di metri cubi di legname dalla Kanhlo Tibetan Autonomus Prefesture. Disposto in tronchi allineati lunghi tre metri, con un diametrodi trenta centimentri, un tale volume di legname consentirebb edi fare due volte il giro del mondo. La degradazione dell'ambiente sull'altopiano tibetano aumenta in modo costante, generando un crescente processo di desertificazione di un territorio di importanza cruciale, unico al mondo per estensione in alta quota. Gli effetti climatici che ne conseguono sono tali da influenzare la circolazione atmosferica e le direzioni dei venti e delle correnti su tutta l'Asia e, secondo gli scienziati, possono determinare esiti destabilizzanti sulle condizioni meteorologiche dell'intero emisfero settentrionale. Rigenerazione e rimboschimento del patrimonio forestale sono stati molto limitati a causa delle caratteristiche dei terreni, molto ripidi e delle condizioni climatiche particolarmente umide, con forte escursione termica diurna ed elevate temperature del terreno a livello di superficie. In simili condizioni naturali gli effetti distruttivi del disboscamento sono irreversibili.
Tibet, foreste al vento
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