La modella brasiliana Gisele Bundchen è la nuova madrina delle campagne a difesa dell'ambiente delle Nazioni Unite, con un appello particolare a fermare l'inquinamento e la deforestazione dell'Amazzonia.
La top model ha accettato l'incarico di ambasciatrice del programma dell'Onu per l'ambiente (Unep), e ha chiesto al governo brasiliano di Luiz Inacio da Silva di impegnarsi a fondo per difendere la foresta amazzonica e le popolazioni indigene. Ma la politica del governo brasiliano, sembra andare in tutt'altra direzione. Proprio lo scorso luglio, il Parlamento brasiliano ha approvato una proposta di legge governativa, fortemente contrastata dalle associazioni ambientaliste e dall'ex ministro dell'Ambiente Marina Silva.


Ai sensi della nuova normativa,  67 milioni di ettari di terreni demaniali amazzonici saranno ceduti ai proprietari "illegali" che se ne erano impossessati in modo fraudolento. L'Amazzonia legale comprende gli stati brasiliani di Acre, Amapá, Amazonas, Mato Grosso, Pará, Rondônia, Roraima and Tocantins and part of Maranhão.

Fino ad oggi, potevano essere ceduti ai sensi della riforma agraria, terreni fino a una dimensione di 500 ettari (i campi dei piccoli contadino sono solitamente inferiori ai 100 ettari). Ora questa dimensione è stata triplicata a 1.500 ettari, per venire incontro ai grandi proprietari, che possiedono diverse parcelle di queste dimensioni. Il 72 per cento dei terreni "regolarizzati" finisce così nelle mani del 7 per cento degli occupanti, prevalentemente allevatori e agrari, con buona pace della riforma agraria e della protezione del bioma amazzonico. In base alla legge, le terre regolarizzate non possono essere impiegate nell'allevamento bovino, ma dopo tre anni è possibile avviare una differente destinazione d'uso, praticamente una seconda regolarizzazione.

 

La legge rappresenta una sostanziale vittoria per la mafia dei "grileros" ossia gli speculatori che hanno lucrato fabbricando certificati di proprietà falsi (antichizzati artificialmente chiudendoli in una scatola piena di grilli). Secondo l'ex ministro Marina Silva, la nuova legge "porta a un processo di privatizzazione e legalizzazione delle aree sottratte illegalmente, minando le fondamenta del Piano Contro la Deforestazione dell'Amazzonia", già varato dal governo.
La legge inoltre consente agli occupanti illegali di terreni maggiori dei 1.500 ettari, di acquistare i terreni che occupano  illegalmente senza neppure dover partecipare a una regolare asta, come previsto dalla normativa. Intanto il nuovo catasto agrario già riconosce gli occupanti illegali come "proprietari" dei terreni sottratti al demanio. 
"La terra che doveva essere impiegata per la riforma agraria, viene assegnata a multinazionali straniere per installare allevamenti, o piantagioni di eucalipto e soia, come Aracruz, Veracel e Suzano  - commenta amaramente Joao Stedile, del Movimento Sem Terra.
Secondo Nilo D'Ávila, di Greenpeace, "le proprietà migliori e più vaste vengono lasciate nelle mani degli speculatori e di gente che non vive del lavoro delle proprie mani. In questo modo sono spalancate le porte dell'Amazzonia alla speculazione agraria. Il risultato equivale a promuovere la deforestazione".

Secondo i dati del Movimento Sem Terra, nel 1992 vi erano in brasile 19.000 grandi proprietari (con proprietà oltre i 2.000 ettari) che controllavano 121 milioni di ettari di terreno. Nel 2003 sono raddoppiati, e il totale dei terreni controllati è salito a 132 milioni di ettari: in undici anni, 12 milioni di terreno sono stati ceduti al latifondo.

La legge è stata per ora bloccata dal Procuratore Generale della Repubblica, in quanto considerata incostituzionale (in violazione dell'articolo 188 della Costituzione).
Riuscirà Gisele Bundchen a fermare il nuovo assalto all'Amazzonia?

 

 

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