Nella bassa Valle dell’Omo, in Etiopia, la sopravvivenza di 200.000 persone è messa a rischio dal progetto Gibe III, un’enorme diga destinata a distruggere un ambiente ecologicamente molto fragile e tutte le economie di sussistenza legate al fiume e ai cicli naturali delle sue esondazioni.
Per prevenire le conseguenze catastrofiche del progetto, l’organizzazione per i diritti umani Survival International ha lanciato una grande campagna internazionale.

Survival chiede al Governo etiope di sospendere i lavori di costruzione, appaltati alla società italiana Salini Costruttori, e raccomanda ai possibili finanziatori – tra cui la Banca Africana di Sviluppo (AfDB), la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), la Banca Mondiale e anche il Governo italiano attraverso la Cooperazione allo Sviluppo – di non sostenere il progetto.

 

La società Salini è la stessa azienda costruttrice dell’impianto idroelettrico Gilgel Gibe II parzialmente collassato pochi giorni dopo la sua inaugurazione, avvenuta il 25 gennaio scorso alla presenza del Ministro degli Esteri Frattini.
L’interruzione delle piene del fiume provocata dalla Gibe III potrebbe avere conseguenze catastrofiche sulle vite di tutti i popoli della valle, già da tempo messe a dura prova dalla progressiva perdita di controllo e di accesso alle loro terre. La loro sicurezza alimentare dipende infatti da una varietà di tecniche di sostentamento che si alternano e completano a vicenda con il mutare delle stagioni e delle condizioni climatiche: dalle coltivazioni di sorgo, mais, fagioli nelle radure alluvionali lungo le rive dell’Omo, alla pesca, alla pastorizia praticata nelle savane e nei pascoli generati dalle esondazioni.


La diminuzione degli stock ittici, per esempio, potrebbe portare allo stremo la piccola tribù di cacciatori-raccoglitori Kwegu. Sei membri della tribù, tra cui due bambini, sono già morti di fame per il mancato arrivo delle piogge e delle piene.
Nella Valle dell’Omo, il governo etiope progetta anche di affittare vaste aree di terra indigena a compagnie e governi stranieri per coltivazioni agricole su larga scala, biocarburanti inclusi. Per l’irrigazione verrà attinta acqua dalla diga.

La maggior parte dei popoli colpiti non sa nulla del progetto e il governo si sta avventando contro le organizzazioni tribali. L’anno scorso, nella parte meridionale del paese le autorità hanno sciolto almeno 41 associazioni locali rendendo impossibile il dialogo e lo scambio di informazioni sulla diga tra le varie comunità.
Il fiume Omo è il principale affluente del famoso Lago Turkana del Kenia. Modificando la portata del fiume, la costruzione della diga minaccia anche la sopravvivenza di circa 300.000 persone che pescano e pascolano le loro mandrie sulle sponde del lago. La valle dell’Omo e il Lago Turkana sono ambienti di straordinaria importanza archeologica e ambientale, dichiarati entrambi Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Anche il direttore del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) Achim Steiner ha espresso dubbi sul progetto, dichiarando che il Kenya avrebbe la capacità di produrre elettricità sufficiente per sostenere la propria crescente domanda di energia, a fronte di adeguati investimenti in parchi eolici nel Turkana, senza la necessità di importare energia elettrica dalle dighe in Etiopia. "Credo che la costruzione di dighe, soprattutto quando coinvolge bacini fluviali transfrontalieri e corsi d'acqua, sia sempre un tema complesso e delicato. Ho sicuramente seguito il dibattito pubblico e condivido preoccupazioni cui sono sono ancora state date adeguate risposte. È essenziale fare i conti al più presto con i possibili impatti" ha spiegato, aggiungendo che la riduzione dei livelli dell'acqua del lago Turkana, renderà impraticabile il progetto di parco eolico.

"Lago Turkana riceve l'80-90 per cento delle sue acque dal fiume Omo; gli impatti della diga sul sistema idrico del lago, per esempio sulla pesca, che assicura l'apporto proteico alla popolazione, può essere grave e influire negativamente sulle inondazioni stagionali ", ha aggiungo Nick Nuttall, portavoce dell'UNEP.

Survival International, assieme alla Campagna per la Riforma della banca Mondiale, Counter Balance coalition, Friends of Lake Turkana e International Rivers, ha lanciato una petizione internazionale per fermare la diga.

 

Joomla templates by a4joomla