Per far posto alla controversa diga di Murum, oltre di mille cacciatori-raccoglitori Penan sono stati strappati alla loro foresta e scaricati in una vasta piantagione di palma da olio. I Penan avevano dichiarato di non volersi muovere, ma non gli è stata data alcuna scelta. Se costretti ad andarsene a qualsiasi costo, avevano chiesto di essere almeno trasferiti in un’altra area delle loro foreste ancestrali. Sono stati accontentati: il governo li ha scaricati in un'area che nel frattempo aveva già  venduto alla compagnia malese Shin Yang, per farne piantagioni di palma da olio.


I Penan, che vivono nello stato malese del Sarawak, dipendono dalla loro foresta per cacciare e raccogliere piante e frutti spontanei; senza non potrebbero sopravvivere. "La Shin Yang è entrata nella nostra foresta illegalmente, senza il nostro consenso - sostengono i Penan in un appello pubblicato da Survival - Se le sarà permesso abbattere la nostra foresta, non resteranno più foreste per far vivere la nostra comunità".
Solo in seguito, la compagnia ha reso noto di aver sospeso i lavori "in attesa che le autorità verifichino" che si tratti di terra destinata alla tribù.

La diga di Murum, che è previsto entri in funzione il prossimo anno, è la prima di una serie di dodici dighe idroelettriche che sommergeranno le foreste dei Penan e altre comunità indigene.
Le dodici nuove dighe fanno parte del "corridoio dell’energia rinnovabile del Sarawak" (Sarawakcorridor of renewable energy  - SCORE). Il coinvolgimento di compagnie petrolifere, del legname, dell’alluminio e dell'olio di palma metterà ulteriormente a rischio le foreste e le comunità indigene del Sarawak.

 

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