Gli allevatori di bestiame hanno minacciato di mettere in atto rappresaglie contro gli indios brasiliani Enawene Nawe se loro dovessero cercare di entrare nell'area del Rio Preto, la zona in cui gli indiani costruiscono tutti gli anni delle dighe per catturare il pesce.
Gli allevatori hanno provato a corrompere gli Enawene Nawe chiedendo loro di rinunciare alla rivendicazione territoriale in cambio della costruzione di vasche ittiche. Gli Indiani hanno rifiutato e hanno risposto che non abbandoneranno mai la terra dei loro antenati.
Un rappresentante degli Enawene Nawe ha recentemente dichiarato a Survival: "Gli allevatori che hanno invaso il Rio Preto sono persone molto cattive. L'area è ormai tutta occupata ma noi vi torneremo, perché è la nostra terra”.
Gli allevatori hanno costituito un'associazione e hanno attivato una campagna di diffamazione degli Enawene Nawe attraverso i media locali; sostengono che gli Indiani inquinano i fiumi con veleni per pesci e accusano alcuni Enawene Nawe di rubare beni dai loro ranch. Le tensioni continuano ad aumentare mentre un pubblico ministero sta indagando sulle minacce nei confronti degli Enawene Nawe.
Gli Enawene Nawe e Survival hanno lanciato una campagna urgente affinché l'area del Rio Preto venga riconosciuta ufficialmente come terra degli Enawene Nawe prima di essere completamente distrutta.
Nel frattempo, nello stato del Mato Grosso è iniziato il processo contro l'allevatore accusato di aver assassinato Vicente Cañas, il missionario gesuita che ha effettuato un contatto pacifico con gli Enawene Nawe e ha lottato per i loro diritti territoriali. L'ONG brasiliana CIMI chiede ai sostenitori degli Enawene Nawe di esercitare pressioni sul sistema giudiziario e d'informazione del Mato Grosso e di chiedere che abbia fine l'impunità garantita agli assassini.