Secondo le organizzazioni ambientaliste, Milgen Soto è stato ucciso per aver condotto una lotta contro una compagnia del legno. L'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha richiesto al paese un'indagine per individuare e punire i responsabili. Secondo un rapporto della polizia, il corpo di Soto è stato trovato in una tomba clandestina situata nella comunità di Locomapa nel dipartimento di Yoro, a più di 300 chilometri a nord della capitale Tegucigalpa. Il leader indigeno ventinovenne era scomparso il 23 settembre, quando era stato visto per l'ultima volta mentre si recava al campo di Tolupan in difesa della foresta.

Soto era membro del Movimento per la Dignità e la Giustizia  (Movimiento Amplio por the Dignidad y la Justicia - MADJ), un'organizzazione per i diritti umani che sostiene la battaglia delle comunità indigene per la protezione dell’ambiente e della proprietà comune. Secondo le associazioni ambientaliste, Soto è stato ucciso per essersi opposto a una compagnia del legno che sta sfruttando le foreste della tribù Locomapa di San Francisco.

L'OHCHR ha condannato il barbaro omicidio di Soto ed ha espresso la propria solidarietà a familiari, amici e alla la comunità Locomapa. Inoltre, ha esortato le autorità dell'Honduras a "esercitare la dovuta diligenza nelle indagini, nel perseguire e punire gli autori”. L'agenzia delle Nazioni Unite ha anche chiesto al paese centroamericano di adottare "una politica globale per la protezione degli attivisti".

Lo scorso febbraio, due attivisti ambientalisti indigeni del Tolupan, padre e figlio, anch'essi membri della MADJ, sono stati assassinati a Yoro.

Il loro omicidio è avvenuto malgrado i due fossero beneficiari di misure precauzionali della Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) per proteggerli dalle continue minacce.

Secondo Global Witness, l'Honduras è considerato uno dei paesi più pericolosi per i difensori dell’ambiente, della terra e dei diritti umani. L'associazione ha pubblicato un rapporto che riferisce di oltre 120 attivisti uccisi  per aver preso posizione contro dighe, miniere, deforestazione o espansione delle piantagioni

Le vittime state assassinate da corpi militari dello stato, da guardie private o da sicari prezzolati. Innumerevoli altri attivisti sono stati minacciati, attaccati o imprigionati.

 

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