Oltre 100 indios amazzonici uccisi in Perù da esercito e polizia, secondo ABC News. Continua a salire il bilancio dei violenti scontri scoppiati venerdì tra gli indios amazzonici e forze di sicurezza peruviane.
Le comunità indigene avevano bloccato strade e fiumi. Appellandosi alla Convenzione 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro sui popoli Indigeni, che riconosce alle comunità tradizionali il diritto sulle terre ancestrali, gli indios si oppongono alla cessione di circa il 70 per cento della foresta amazzonica alle compagnie petrolifere.

Le unità della polizia e dell’esercito mandate a rimuovere i blocchi hanno provocano decine di morti, in quella che Survival ha definito la Tiananmen peruviana, un'escalation mai vista dai tempi della guerriglia di Sendero Luminoso. Il governo peruviano però non sembra disposto a trattative, ha respinto i tentativi del Congresso di arrivare a una mediazione e ha ora dichiarato lo stato d'assedio. Il presidente Alan Garcia ha dichiarato "terroriste" le organizzazioni indigene. Questo, in un paese che ha subito decenni di guerriglia e raid militari assume un chiaro e minaccioso significato.

Nei mesi scorsi, il governo ha approvato una serie di leggi per incentivare l'investimento privato nelle zone del Perù ricche di gas e petrolio, senza però consultare le popolazioni indigene, che ora rischiano di perdere le proprie foreste ancestrali. Proprio venerdì, mentre gli elicotteri dell'esercito sparavano sugli indios, l'agenzia dell'Onu per l'ambiente, l'Unep, lanciava un accorato appello alla protezione delle foreste come il mezzo più efficace per contrastare il cambiamento climatico - e per creare benessere nei paesi tropicali. Ma in Perù dettano ancora legge le compagnie petrolifere, come l’anglo-francese Perenco, l’argentina PlusPetrol, la canadese Petrolifera, la spagnola Repsol e la brasiliana Petrobras, che si sono accaparrate ampi tratti di foresta. Survival international ha chiesto loro di sospendere immediatamente le loro operazioni nel paese. "Le compagnie petrolifere che operano in Perù devono sospendere le loro operazioni fino a quando i diritti indigeni non saranno pienamente rispettati" ha dichiarato Francesca Casella. Un documento delle associazioni della società civile condanna le violenze e richiedel'apertura urgente di un tavolo negoziale.

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