Avvocati e attivisti per i diritti umani accusano il governo del Perù di occultare le prove e i corpi delle vittime, dopo i violenti scontri che hanno causato la morte di oltre 50 persone nell'Amazzonia peruviana. Polizia ed esercito sono intervenuti venerdì scorso contro le comunità indigene che protestavano per impedire la cessione delle loro foreste ancestrali alle compagnie petrolifere.
Una lettera inviata da una cinquantina di associazioni (tra cui Friends of the Earth, Greenpeace, Global Witness, Rainforest Action Network, Salva le Foreste, Sierra Club, Terra!) al Governo del Perú e all'Associazione Interetnica per lo Sviluppo dell'Amazzonia Peruviana (AIDESEP) si richiede l'avvio del dialogo allo scopo di evitare un'ulteriore escalation: "chiediamo alla comunità internazionale di inviare al Perú un chiaro messaggio: la repressione militare non è una forma accettabile di risoluzione dei conflitti - dichiarano le associazioni - Il tragico svolgersi degli incidenti illustra bene come ignorare i diritti dei popoli indigeni e una significativa partecipazione nei processi che incidono sulle loro terre e sul loro tenore di vita, possa portare a gravi conflitti sociali e a politiche fallimentari".
Dal Perù, gli avvocati e gli attivisti per i diritti umani fanno sapere che centinaia di persone sembrano risultare scomparse, e gira la voce che il governo abbia nascosto i corpi di numerose vittime. Il governo ha vietato l'accesso alla zona degli scontri ed è impossibile avviare indagini indipendenti. "I corpi possono essere nascosti, ma prima o poi la verità verrà alla luce, e il governo ne dovrà rispondere" ha dichiarato a Bbc News Ernesto de la Jara, dell'Istituto per la Difesa Legale, l'associazione di avvocati che richiede l'avvio di un'inchiesta indipendente.Il governo resinge le accuse e ribatte che la polizia è stata la vera vittima delle violenze.
Il Nicaragua ha fatto sapere di avere assicurato asilo politico al leader indigeno Alberto Pizango, rifugiatosi nell'ambasciata nicaraguese a Lima, e ricercato dalla polizia peruviana per cospirazione e ribellione. Tra gli incriminati, anche il settantenne sacerdote di Ascoli Piceno, Mario Bartolini, da anni attivo a fianco agli Indios amazzonici.
Nel frattempo, il Parlamento del Perù ha sospeso per 90 giorni la cosidetta "legge sulla foresta", uno dei dieci decreti che favoriscono lo sfruttamento delle risorse naturali nell'area.