Sydney, 16 marzo 2008 - I governi di Australia e Papua Nuova Guinea annunciano un accordo volto a combattere l'effetto serra proteggendo le foreste. Tra le associazioni ambientaliste, commenti molto cauti. Greenpeace suggerisce la scarsa utilità  dell'accordo, fino a quando l'Australia non fermerà  il traffico di legno illegale, un business che nella sola Australia movimenta oltre 400 milioni di dollari.

Secondo gli ambientalisti, fino a quando la corruzione non sarà  estirpata dal settore forestale della Papua Nuova Guinea, difficilmente accordi di questo tipo avranno qualche efficacia sul terreno. Secondo uno studio della Banca Mondiale, circa l'ottanta per cento del legname proveniente dalla Papua Nuova Guinea sarebbe di origine illegale. Nel maggio 2006 studio dell'organizzazione internazionale per il legno tropicale (ITTO) sottolineava la disastrosa condizione della gestione forestale in Papua Nuova Guinea, ai danni della gestione sostenibile.


Il nostro governo è molto interessato ai crediti sul carbonio legati al protocollo di Kyoto, ma allo stesso tempo permette la distruzione illegale del nostro patrimonio forestale. Se vuole essere credibile dovrebbe cambiare le pratiche in foresta" ha commentato Dorothy Tekwie, di Greenpeace Pacifico.

La devastazione illegale delle foreste in Papua Nuova Guinea crea grammatici problemi alle comunità  indigene, per le quali la foresta è una fonte essenziale di sussistenza. Le grandi compagnie multinazionali usano polizia e organi governativi per intimidire le comunità  a cui portano via la foresta.

Joomla templates by a4joomla