Accra (Ghana), 19 agosto 2008 -  I delegati riuniti in occasione del primo vertice dell'ONU sulla riduzione delle emissioni dovute alla deforestazione nei Paesi in Via di Sviluppo (Reducing Emissions from Deforestation in Developing Countries - REDD) affrontano un nuovo problema. La proposta di includere la protezione delle foreste tra le misure volte a contrastare il riscaldamento globale del pianeta è senza dubbio sensata: circa un 20% delle emissioni di CO2 causate dall'uomo viene appunto dalla distruzione delle foreste.

Ma il traffico dei crediti di carbonio, ossia il permesso di emettere carbonio nei paesi sviluppati a fronte dell'acquisto di aree protette nei paesi in Via di Sviluppo crea nuove minacce per le popolazioni indigene: il crescere del valore delle foreste che abitano attira nuove ondate di investitori e avventurieri, e minaccia i diritti indigeni sulle proprio terre. Tra i progetti finalizzati alla riduzione delle emissioni non vi sono solo iniziative di conservazione, ma anche piantagioni estensive di specie aliene a scopi produttivi (legno e carta), che spesso, dopo aver espulso le popolazioni locali, provocano molti danni al suolo, alla stabilità del clima.

 

 

 

 

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