Il governo ha recentemente riaperto il rilascio di concessioni, tornando ad assegnare alle grandi imprese le foreste abitate da comunità indigene. Il processo di assegnazione di ampie foreste lascia emergere molti dubbi circa la legalità. E una inquietante ombra del passato torna a minacciare la legalità e la pace nel settore forestale liberiano.
Nel 2006 il governo liberiano ha varato una nuova legge forestale che avrebbe dovuto spezzare una volta per tutte l'intreccio tra sfruttamento delle foreste, corruzione e malavita organizzata. La legge infatti prevedeva un processo partecipativo e trasparente per definire le nuove concessioni forestali e le gare di appalto. Ma come ammette lo stesso gruppo di esperti del'Onu, l'ente ambientale liberiano, la Liberian Forestry Development Authority (FDA) "è spesso all'oscuro dei requisiti legali, e non è in grado di seguirne l'applicazione" (UN Panel of Experts Report - S/2008/785, 12 dicembre 2008, p.19)
 
E' così che numerosi contratti sono stati assegnati in violazione alle norme vigenti (3) e hanno ottenuto concessioni imprese privi dei requisiti necessari (risorse finanziare) o che in passato erano già state punite per taglio illegale. Il metodo è semplice: i criteri di partecipazione ai bendi restano vaghi, malgrado le indicazioni della legge, e nelle maglie larghe passa di tutto.
 
E' il caso della Liberia Tree and Trading Company (LTTC), che ha ottenuto una vasta concessione, malgrado i precedenti record di evasione fiscale avrebbero dovuto escluderla dalla competizione. La Alpha Logging and Wood processing ha cambiato proprietario appena ottenuta la qualificazione, ma non sono state fatte le verifiche previste dalla legge sulla nuova proprietà. La E J and J, ha ottenuto la concessione malgrado non fosse in grado di provare capacità tecnica, una pre-condizione essenziale per partecipare alle gare. Le tasse della concessione sono state quindi drasticamente abbassate, fino a un taglio del 86 per cento.
La legge inoltre, pur non riconoscendo alle comunità locali diritti sulle foreste tradizionalmente abitate, prevede però che queste possano decidere se dare o meno il consenso a nuove concessioni nella loro foresta. Le nuove concessioni sono invece state rilasciate senza la consultazione delle comunità coinvolte, per il semplice motivo che la FDA non ha risorse per avviare le consultazioni. Le comunità sono state informate a contratti già firmati. Speso però gli stessi effettivi della FDA appaiono collusi con l'impresa del legno, e hanno svolto un ruolo proattivo nel forzare le comunità a firmare contratti capestro. E' quanto denuncia lo studio di Jonathan Gant, della Columbia University, che ha visitato le aree assegnate in concessione, allo scopo di verificare le procedure di assegnazione delle concessioni.

Ma non è tutto. Per ovviare alla partecipazione prevista dalla legge delle associazioni della società civile, la FDA ha prodotto un regolamento operativo che consente la partecipazione solo alle associazioni autorizzate dalle stessa FDA. In questo modo qualsiasi denuncia di irregolarità è punibile con l'esclusione dal processo.
 
Tra il 2001 e il 2006 la Liberia è stata attraversata da una sanguinosa guerra civile, che ha visto un diretto coinvolgimento del settore del legno con le milizie armate o con la fazione dell'ex presidente Taylor. La nuova legge avrebbe dovuto evitare il ripetersi degli errori passati. Global Witness aveva ripetutamente avvertito circa i rischi di una frettolosa riapertura delle concessioni forestali.

In questo preoccupante quadro, si registra una vera e propria "calata" di imprese italiane. “Alcune ditte del Trentino Alto Adige e della Lombardia sono interessate a 72 mila ettari di foreste di azobè al confine con la Costa d’Avorio” dice Varo Junior Macchi, nominato nel 2004 ambasciatore “at large” dello Stato liberiano, consigliere diplomatico del vice presidente Joseph Nyumah Boakai  “il cui legname, estremamente pregiato, potrà essere impiegato per realizzare mobili e oggetti di arredamento e per la sua versatilità anche nell’edilizia, carpenteria e nautica”. L’azobè, legno duro particolarmente resistente agli agenti atmosferici. L'Italia aveva visto crescere le proprie importazioni di azobè liberiano proprio quando tra il 2001 e il 2006 questo settore era stato indicato dall'Onu come direttamente coinvolto nel conflitto armato in Sierra Leone.
 
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