Biocarburanti
Il biodiesel è un prodotto dell'agricoltura, quindi il buon senso vorrebbe che sia rinnovabile. Ma non è così, per il semplice fatto che i terreni agricoli sono ormai esauriti, e per avere grandi coltivazioni a scopo energetico, non ci sono che due alternative: distruggere le ultime foreste rimaste per dissodare nuove terre, o togliere terreno alle coltivazioni per uso alimentare, incrementando la fame nel mondo. La crescita della domanda di biodiesel sta portando a entrambi gli effetti.
{slide=Fame e deforestazione} Quando viene usato, il biodiesel emette meno carbonio del petrolio della comune benzina, ma ormai il danno l'ha già fatto: per fare posto alla monocoltura della soia in Sud America, le multinazionali dell'agrobusiness ADM, Bunge e Cargil hanno distrutto ampie fasce di foresta amazzonica e di Cerrado (savana abustiva tropicale che costeggia la foresta amazzonica, essenziale a numerose specie animali).
In Indonesia e Papua Nuova Guinea sono le imprese malesi a drenare le foreste palustri e torbiere, per poi incendiarle e quindi farne piantagioni di palma da olio, mentre milioni di tonnellate di torba vanno in fumo, immettendo in atmosfera quantità immense di carbonio: è stato calcolato che, per questo l'Indonesia è diventata il quarto paese per emissioni di gas serra. Anche in Africa la palma da olio inizia a assediare le foreste pluviali. {/slide}
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Sono stati i contadini della zona a far chiudere l'impianto di bio-etanolo. San Mariano è un piccolo centro nella provincia di Isabela, nel nord-ovest delle Filippine. Un comunicato congiunto di diverse reti contadine ne ha annunciato la chiusura definitiva. L'impianto di bio-etanolo era gestito dalla Green Future Innovations Inc. che vi ha investito 54 - milioni di dollari. L'impianto utilizzava canna da zucchero prodotta in 6.000 ettari di terreno agricolo, ora convertito in un asilo nido per San Mariano. Green Future è a joint venture tra la giapponese Itochu Corp. e JGC Corp.
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Save Our Borneo è una associazione ambientalista che si batte contro le attività illegali del settore dell'olio di palma. "Vogliamo preservare le foreste pluviali del Borneo per noi ei nostri figli - spiega - La conversione delle foreste in piantagioni di palma da olio sta distruggendo il nostro paese".
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Fiamme a perdita d'occhio. La settimana scorsa oltre 100 incendi hanno divampato nella zona di Tripa, a Sumatra settentrionale. Questa foresta è uno degli ultimi rifugi per gli oranghi di Sumatra, specie in via di estinzione, è ora a alto rischio. Infatti sul suolo della foresta avanzano le piantagioni di olio di palma. Se non saranno fermate, uno dei più stretti parenti dell'uomo nel regno animale potrebbe scomparire entro la fine del 2012. Per questo hanno bisogno del nostro aiuto urgente. La foresta Tripa ospitano numerose specie rare, tra cui la più densa popolazione degli ultimi oranghi di Sumatra, 6.600 individui. Ma l'Indonesia sta per suonare la campana a morto per la foresta Tripa.
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Sempre più campi del Sud del mondo vengono spazzati via ogni giorno per far posto a produzioni intensive destinate a diventare biocarburanti. Così facendo, milioni di persone si trovano senza terra e senza cibo, solo perché il Nord del mondo possa continuare a fare il pieno al serbatoio delle auto.
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BirdLife International, appoggiata dalla LIPU e da altre associazioni, è risuscita a bloccare un progetto diconversione di 10mila ettari della foresta Dakatcha in Kenya per coltivarvi la jatropha, una pianta da cui ricavare biocarburanti. Secondo le associazioni, i biocarburanti prodotti con la deforestazione, rilascerebbero 6 volte in più di CO2 in atmosfera rispetto ai carburanti fossili.