Battuta d'arresto sul biodiesel. La Fao pubblica un rapporto sullo stato dellìalimentazione e dell'agricoltura. E punta il dito sui buicarburanti e le minacce alla sicurezza alimentare.
L'analisi dell'impatto dei biocarburanti sulla sicurezza alimentare e l'ambiente fa fare un passo indietro rispetto alle previsioni: i biocarburanti mettono a rischio la sicurezza alimentare, poiché incidono sull'aumento dei prezzi delle materie prime agricole, non sempre fanno registrare un bilancio positivo in termini di emissioni di gas serra, i sussidi e le barriere commerciali adottati dai Paesi Ocse creano un mercato artificiale che danneggia i Paesi in via di sviluppo e in futuro i biocombustibili non raggiungeranno una percentuale significativa di copertura del fabbisogno energetico, tale da considerarsi la soluzione ai carburanti fossili. 
La Fao, nel documento finale del vertice internazionale sull'emergenza cibo, i cambiamenti climatici e i biocarburanti aveva già ammonito la comunità internazionale sul tema dei biocombustibili, il cui progresso non avrebbe dovuto mettere a rischio la sicurezza alimentare nel mondo. Ma con questo nuovo rapporto ce n'è abbastanza per parlare di dietrofront sull'argomento biocombustibili, la cui produzione basata su prodotti agricoli nel 2007, per l'etanolo è stata di 52 miliardi di litri, valore più che triplicato rispetto al 2000 e sufficiente a coprire il 2% del consumo mondiale di carburanti per il trasporto. Di biodiesel, invece, nel 2007 sono stati prodotti circa 10 miliardi di litri, 11 volte di più che nel 2000. A livello mondiale, secondo la Fao, il mercato rimarrà dominato dai combustibili fossili: carbone, petrolio e gas nel 2030 copriranno l'82% della domanda energetica (contro l'81% attuale). Mentre i biocombustibili liquidi copriranno il 3-3,5% del consumo globale di energia per il trasporto. Il messaggio del direttore generale della Fao, Jaques Diouf, alla luce del rapporto è chiaro: occorre rivedere le politiche di sostegno alla produzione di biocombustibili. "Le opportunità per i Paesi in via di sviluppo di trarre vantaggio dalla domanda di biocarburanti potrebbero aumentare - ha detto Diouf - se venissero aboliti i sussidi attualmente dati all'agricoltura ed alla produzione di biocarburanti e le barriere commerciali, che creano un mercato artificiale ed al momento servono solo a favorire i produttori dei Paesi Ocse a spese di quelli dei Paesi in via di sviluppo". Il sostegno dato alla produzione di biodiesel e di etanolo, nei paesi Ocse nel 2006 è ammontato ad oltre 10 miliardi di dollari. Maggiori investimenti dovrebbero essere orientati alla ricerca sui biocombustibili di seconda generazione prodotti da legname, piante erbacee e residui vegetali, che promettono di ridurre le emissioni del 70-90%. Risultato che non sono in grado di garantire i biocarburanti disponibili attualmente. "Un maggiore uso e dunque una maggiore produzione di biocarburanti non necessariamente contribuiranno a ridurre le emissioni di gas serra così come era sembrato in un primo momento", si legge nel rapporto. E se alcuni prodotti di base destinati alla produzione di biocombustibili, come lo zucchero, possono far diminuire sensibilmente le emissioni, "questo non accade per molti altri", ha spiegato Diouf.

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