Si chiama biodiesel di seconda generazione, o "lignocellulosico". Si estrae dal legno, anche usando uno scarto della produzione della carta, il black liquor,. Ma se dovesse affermarsi come alternativa al petrolio, ormai in via di esaurimento, gli scarti non basteranno più. La sinergia con le cartiere è destinata a trasformarsi in competizione nella domanda di cellulosa, da trasformare in zuccheri attraverso fermentazione batterica. A fare le spese di questa competizione saranno le foreste e gli habitat naturali, da trasformare in piantagioni di alberi a rapida crescita.
Fantascienza? Mica tanto! Un consorzio di Toyota, Mitsubishi, la Toray, Nippon Oil e Sapporo ha in programma la produzione entro il 2014 di 1,6 milioni di barili di bioetanolo, prodotto con gli scarti di lavorazione del legno.
Anche la Volvo ha già pronti i modelli di camion alimentati a Di-Metil-Etere (Bio-Dme) un progetto finanziato dall'Unione Europea con ben 8 milioni di Euro.
Il Di-Metil-Etere, un gas che si trasforma in liquido a una pressione di cinque bar, si ricava dal black liquor, un sottoprodotto del processo di trasformazione del legno in cellulosa, e offre la stessa efficienza del gasolio. I produttori assicurano che comporti una riduzione del 95% delle emissioni di anidride carbonica, ma probabilmente non conteggiano il costo carbonico delle foreste abbattute.
Il Di-Metil-Etere sarà prodotto dalla svedese Chemrec, distribuito dalla compagnia petrolifera svedese Preem Petroleum e testato su 14 camion Volvo FH, nelle aree di Stoccolma, Göteborg, Jönköping e Piteå. Secondo l'Unione Europea, questo combustibile potrebbe coprire entro il 2030 più del 50% dell'attuale fabbisogno dei trasporti su strada. I tre anni di sperimentazione in Svezia (dal 2010) serviranno a testare un sistema completo di rifornimenti, per lanciare l'espansione del Di-Metil-Etere in tutta l'Europa.
verranno impiegati potranno rifornirsi in apposite stazioni realizzate da, la prima compagna petrolifera del Paese scandinavo.