Pioggia di trucioli alla FAO per l'arrivo del ministro finlandese: quel che resta di una foresta. Attivisti di Greenpeace si sono appellati oggi al Primo ministro finlandese perchè salvi le foreste dove i Sami allevano le renne.
Gli attivisti hanno srotolato uno striscione con scritto Stop Trashing Sami Reindeer Forests" dal tetto dell'ingresso principale della FAO e hanno fatto cadere una montagna di trucioli per mostrare il destino delle foreste dei Sami che vengono tagliate per la produzione di cellulosa.
Il Primo ministro della Finlandia, Matti Vanhanen, è a Roma per l'inaugurazione della sala dedicata alle attività forestali della Finlandia all'interno dell'edificio della Fao. Secondo il governo la sala "rappresenta un importante aspetto della cultura nazionale". "Mentre il governo all'estero celebra la propria cultura nazionale, in patria trae profitto dalla distruzione delle foreste dove i Sami allevano tradizionalmente le renne" afferma Sergio Baffoni, campagna foreste di Greenpeace. Attraverso l'azienda di stato Mets‰hallitus, il governo finlandese ha tagliato delle foreste che costituiscono un'importante area di pascolo invernale per le renne, per fornire materiale a basso costo alle cartiere finlandesi.
Nel 2003 gli allevatori di renne insieme a Greenpeace e alla "Finnish Association for Nature Conservation" (FANC) hanno mappato le foreste essenziali per le renne ed oltre il 90% di queste sono foreste centenarie.
"E' tempo che il governo finlandese si assuma le proprie responsabilità e protegga le foreste, garantendo il diritto dei Sami ad allevare le renne" ha detto, di fronte alla Fao, a Roma, Sini Harkki della FANC.
All'inizio di marzo, Greenpeace ha installato una "stazione forestale" all'interno delle ultime foreste della Lapponia finlandese, dove le comunità indigene Sami allevano le renne. La "stazione forestale" di Greenpeace serve a monitorare le operazioni di taglio delle foreste e assistere le cooperative di allevatori Sami di renne nel delimitare le aree di foresta da proteggere dal taglio. Gli attivisti vivono in strutture simili a containers o nelle tende tradizionali dei Sami: due volontari italiani sono in partenza per la stazione forestale e parteciperanno alla delimitazione delle terre Sami.