Saranno proprio loro a salvarci. Eppure i loro diritti sono calpestati senza riguardo. E' questa la conclusione del rapporto congiunto dell'organizzazione internazionale sui legni tropicali (International Tropical Timber Organization - ITTO) e del Rights and Resources Initiative (RRI). Lo studio analizza il trasferimento della proprietà della terra in 39 paesi (che ospitano il 96 per cento delle foreste tropicali).
Dove le comunità indigene sono legalmente titolari delle proprie foreste tradizionali, è molto più probabile che queste vengano preservate. La foresta infatti è essenziale per sostentamento a oltre 800 milioni di persone.
Le foreste tropicali possono svolgere un ruolo essenziale nel contenimento del cambiamento climatico. Secondo l'Onu il 17,4 per cento di tutte le emissioni viene proprio dalla deforestazione. I paesi in cui le comunità indigeni hanno meno diritti sono anche i responsabili di oltre la metà delle emissioni di CO2 da deforestazione: Indonesia, Myanmar, Thailandia, Cambogia, Zambia, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Costa d'Avorio, Camerun e Venezuela.
Se la deforestazione non viene fermata immediatamente con misure drastiche, un innalzamento delle temperature globali di oltre ue gradi centigradi porterebbe all'estinzione del 30-40 per cento delle specie viventi, e avvierebbe un circuito vizioso (piu' deforestazione, maggiore innalzamento delle temperature), aprendo uno scenario di desertificazione, cicloni, e inondazioni.
Ecco il ruolo essenziale che le comunità indigene possono svolgere, di guardiani delle loro stesse foreste. Un ruolo essenziale per l'intera umanità, ma che può essere effettivo solo se i popoli indigeni vedono riconosciuti i diritti legali sulle proprie foreste. Ancora oggi quando un'impresa è interessata alle loro terre, le comunità locali non hanno gli strumenti legali per fermare la distruzione, mentre polizia e esercito intervengono solitamente sedare le proteste, come recentemente avvenuto in indonesia e Perù.
Ma rispetto a questi paesi, sostengono gli autori dello studio, le comunità indigene in Africa si trovano in condizioni assai peggiori: i paesi del Bacino del Congo sarebbero indietro di secoli (per l'esattezza di 260 anni) rispetto ai paesi del bacino amazzonico, almeno per quanto riguarda i diritti di proprietà delle terre tradizionali da parte delle comunità forestali. Le loro foreste vengono cedute alle multinazionali del legname, alle compagnie minerarie e alle grandi piantagioni della palma da olio. E a rischio è l'intero pianeta.
Il dibattito internazionale sulla protezione delle foreste, sostengono gli autori dello studio, ancora non ha iniziato a prendere seriamente in considerazione il tema dei diritti ancestrali, che invece è un elemento chiave di qualsiasi strategia volta a fermare la deforestazione. Al contrario, le proposte di finanziamento della protezione delle foreste, potrebbero portare alla valorizzazione di aree marginali e alla conseguente cacciata delle comunità tradizionali, aprendo così la strada alla deforestazione.