Il governo e le imprese continuano a distruggere le foreste?  E allora gli indigeni fanno da soli, e ne dichiarano la protezione. Diciassette comunità Penan si sono unite per proclamare il "Parco Penan della Pace". Da decenni gli indigeni del Sarawak, la parte malese dell'isola del Borneo, si battono per la protezione delle loro foreste ancestrali. Il nuovo parco si trova nella regione del Baram, al confine con l'Indonesia, dove le tribù sono confluite per la cerimonia d'inaugurazione. "Tutta la nostra eredità culturale si trova nella foresta e deve essere preservata per le future generazioni" ha dichiarato l'anziano James Lalo Kesoh.


I Penan sono raccoglitori e cacciatori seminomadi. A partire dagli anni cinquanta, i programmi governativi li hanno forzati alla sedentarizzazione, ma ancora i Penan passano una parte dell'anno nella foresta, che li rifornisce di cibo, fibre naturali e piante medicinali, oltre a custodire le aree sacre degli antenati.

Il nuovo parco si estende su 1.630 chilometri quadrati, attorno ai massicci del Murud Kecil, e tra il parco nazionale malese di Pulong Tau National Park e quello indonesiano di Kayan Mentarang.

Per decenni i Penan orientali (Selungo (Eastern) hanno affrontato le compagnie del legno bloccando le strade di accesso alla foreste. Ora chiedono al governo del Sarawak di riconoscere il nuovo Parco, ma questo ha già fatto sapere che non ci pensa neppure.


 

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